Fantasia

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mercoledì 14 ottobre 2020

La leggenda di Andromeda


                                                      

 Questa triste leggenda ha un lieto fine e ci fa viaggiare a ritroso nel tempo, fino ad arrivare nella mitica Etiopia.

Si narra che, questa terra africana, fosse il regno di Cefeo e della sua vanitosa consorte Cassiopea la quale, affermando di possedere più fascino persino delle Nereidi, le ninfe del mare, ne avesse provocato l’indignazione e la conseguente brama di rivalsa.

Le vendicative ninfe si rivolsero a Poseidone, il dio del mare, affinché infliggesse una giusta punizione all’arrogante regina e rendesse loro giustizia.

Il dio prese a cuore le preghiere delle ninfe e decise di punire i due regnanti scatenando prima un catastrofico maremoto e, non soddisfatto, inviando un mostro marino, che fece strage dei sudditi etiopi.             

I superstiti, disperati da tanta devastazione e morte, si rivolsero allora all’oracolo Ammone, il cui responso fu tragico e lapidario: il re avrebbe dovuto sacrificare la figlia Andromeda dandola in pasto al mostro. Solo così l'ira del dio e delle ninfe si sarebbe placata e la pace sarebbe tornata nel regno.

Il sovrano accettò a malincuore la terrificante profezia ma, in seguito, fu costretto ad arrendersi alla volontà del popolo, che domandava con forza di mettere fine a quella tragedia. Andromeda venne imprigionata a una roccia in riva al mare, in attesa che il mostro la notasse e se ne cibasse.

                                    

La leggenda narra che Perseo, figlio di Danae e di Zeus, l'eroe che uccise Medusa, sorvolando quelle terre, notasse la bella fanciulla prigioniera.

Pare che Perseo indossasse calzari alati e un elmo che lo rendeva invisibile e che si spostasse in volo  custodendo nella sua bisaccia la testa della gorgone appena uccisa.

Dall’alto, l’eroe confuse Andromeda con una statua, ma poi i lunghi capelli scompigliati dal vento e, soprattutto le lacrime che scivolavano sul quel bel viso, lo convinsero di quanto fosse vera e terrorizzata quella creatura.

Ebbene, impietosito dal terrore della prigioniera e ammaliato dalla sia bellezza, Perseo raggiunse in volo i genitori promettendo di liberarla solo se gliela avessero concessa in sposa.

I due sovrani non avrebbero voluto accettare, perché avevano in mente ben altro matrimonio per la loro figliola, ma messi alle strette dalle circostanze, s’impegnarono, promettendo le nozze.

Ottenuto il loro consenso, l'eroe, sfruttando l'energia dei calzari alati, piombò sul mostro e perpetrando un astuto inganno di luci e ombre sul pelo dell’acqua, riuscì a ucciderlo.                                

Si narra che, esausto per il combattimento, Perseo posò la testa di Medusa sulla sabbia per detergersi le mani sporche di sangue nelle limpide acque del mare. Ma un'onda sommerse la bisaccia contenente il macabro trofeo e a contatto con il sangue ancora fresco della gorgone, alcune alghe si pietrificarono, trasformandosi poi in corallo.

In seguito, l’eroe volò da Andromeda e la liberò, riconducendola   a palazzo reale e ricordando al sovrano la sua promessa.

Narra Ovidio, nelle sue Metamorfosi che la fanciulla fosse già impegnata con Fineo, che non si mostrò affatto disposto a rinunciare alla sua sposa.

Così, durante i festeggiamenti delle nozze, nacque un gran diverbio tra i due. Una contesa che degenerò fino a diventare conflitto perché vide coinvolti molti sostenitori di Fineo e, di conseguenza, il banchetto si trasformò in tragedia.

Pare che fosse proprio Cassiopea a dare il segnale per i combattimenti.

Perseo estrasse la testa di Medusa dalla sua bisaccia, e lo sguardo ancora vivido della gorgone pietrificò il pretendente e tutti quelli che lo sostenevano.

I due sposi decisero poi di far ritorno a Serifo dove, Danae, la madre di Perseo rischiava la vita per mano di re Polidette, che la insidiava pretendendo che lei corrispondesse le sue attenzioni. 

Perseo, per proteggere la madre,  pietrificò il brutale spasimante e la salvò.

Dopo la morte del sovrano, i tre fecero ritorno ad Argo, la terra natia di Perseo e di Danae. 

Molti anni dopo, alla morte dell’eroe, la dea Atena volle dedicargli una porzione del cosmo ponendogli accanto Andromeda e Cassiopea e ancora oggi è possibile, nella volta celeste, ammirare queste costellazioni, in ricordo del grande amore che legò i due protagonisti.




                                                                                                             

                                                                   


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4 commenti:

  1. Una bellissima leggenda, piena di colpi di scena, che emoziona il lettore, che, con lo sguardo volto verso l'universo può ammirare le costellazioni di Andromeda e Cassiopea.
    Sempre bello leggerti, cara Vivì, felice giorno e un sorriso,silvia

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  2. Splendida leggenda colma di colpi di scena, di combattimenti e conquiste che portarono l'eroe a salvare la madre dal re della città che l'insediava. per fortuna tutto si risolse per il meglio e i due innamorati poterono coronare il loro sogno d'amore. Oggi, osservando il cielo vediamo i loro nomi nell'universo a memoria di queste gesta che, vengono ricordate dalla brava Vivì. Complimenti e felice giornata carissima da Grazia.

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  3. Ciao Vì. La tua passione per le leggende e per il fantasy è infinita e noi che ti leggiamo non possiamo che ammirare questa vena e questa fantasia infinita. Di cosa ci parlerai la prossima volta?

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  4. Grande Ovidio x come narra, questa leggendaria e bellissima storia d'amore.Brava Vivì, x come tu la narri e la condividi con noi.Lu.

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