Fantasia

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La brama della scrittura arde come una fiamma in un cuor propenso. Vivì

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domenica 27 dicembre 2020

La vecchina del Vicolo dei Librai


  

Genova, la Superba! La mia città ricca di fascino e di saggezza, come un’anziana e fiera nobildonna di altri tempi.

Una città marinara, dal passato glorioso e dal centro storico immenso, che si erge e si allunga in una lingua di terra stretta tra i mari e i monti, sferzata dal vento di tramontana.

I “caruggi” di Genova sono famosi in tutto il mondo. Vicoli stretti come budelli, che si intersecano gli uni con gli altri e su cui si affacciano piccole botteghe artigianali o antiche residenze nobiliari.

Si narrano molte leggende riguardo queste viuzze ma, una su tutte è quella della vecchina di Vico dei Librai.

Occorre fare molta attenzione quando si transita per le vie del centro storico perché, pare, che la città sia infestata di fantasmi e, ai malcapitati che perdono l'orientamento in quel dedalo di vicoli, potrebbe capitare di incontrare una vecchina dall' abbigliamento desueto.

                    

La leggenda narra che l'anziana donna si sia smarrita e che fermi i viandanti che incontra con modi garbati, per domandarle informazioni su come raggiungere Vico dei Librai. La vecchina afferma con aria desolata di essersi persa e di non conoscere il modo per tornare a casa.

Negli anni molte persone hanno testimoniato che l'anziana sparisse mentre loro cercavano di capire dove la signora fosse diretta perché, in realtà, la via indicata da lei non esisteva più da molto tempo essendo stata bombardata e distrutta dai tedeschi, nel corso della Seconda guerra mondiale.

Una delle ultime testimonianze è stata quella di una ragazza, che ha dichiarato di essere stata fermata da una bizzarra vecchietta che le domandava informazioni. Mentre stava cercando di capire e di aiutare l'anziana dai modi raffinati e cortesi, venne interrotta da un'amica che le chiese perché stesse gesticolando e parlando da sola. Quando, inebetita, la giovane donna si volse per mostrare la sua anziana interlocutrice, si accorse che si era, inspiegabilmente, volatilizzata tra un vicolo e l'altro.

                   

Un'altra testimone afferma che, un giorno, nel suo bar, entrò un’anziana signora dall'aria antiquata, che le chiese cortesemente un caffè. Mentre la barista serviva un'altra cliente, la vecchietta lasciò il suo locale, senza nemmeno bere la bevanda ordinata e dimenticando sul bancone un vecchio borsellino con all'interno antiche monete. La giovane esercente corse all’esterno e inutilmente cercò nei vicoli circostanti la vecchina.

Se doveste venire a Genova a visitare il nostro centro storico, non vi spaventate se incontrate la vecchina del Vicolo dei Librai. Lei vorrebbe soltanto ritrovare la strada di casa. 

                                             

                           

 

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martedì 15 dicembre 2020

Il tesoro del castello di Graines

 






Mia bella Val d’Ayas! Quanti ricordi dell'infanzia suscita in me quel pezzetto meraviglioso della Valle d’Aosta! 

Ero in colonia e le signorine ci conducevano a fare escursioni  sui  sentieri rocciosi, ai bordi di freschi ruscelli gorgoglianti, e passeggiate  sui prati fioriti odorosi di muschio e di erbetta, dove pascolavano mandrie di mucche pacifiche, dallo sguardo paziente e comprensivo verso lo schiamazzare querulo di un'orda di fanciulli scatenati.  E, infine, le tante, tante scorpacciate di mirtilli. Così tanti, da sporcarsi la bocca e le guance di rosso scarlatto.

Ricordi che sfumano lentamente lasciando spazio alla leggenda!

La bella Val d’Ayas, si stende ampia e colma di sole ai piedi di un monte che, alla sera, per effetto del tramonto, si dipinge magicamente di rosa. La vallata si restringe all’improvviso e si insinua tra due ripide pareti rocciose  ricoperte di vegetazione e da un’aura misteriosa.                      

                         

Tra le tante leggende fiorite tra quei monti, una delle più suggestive è quella del maniero di Graines, uno dei castelli più affascinanti di quella regione montana.

La leggenda narra che nel castello sia nascosto da millenni un fantomatico tesoro protetto da una formula arcana.

Nei secoli, molti cercatori avrebbero tentato di appropriarsene ma delle loro disavventure si è poi persa la memoria.

E passata invece alla storia affascinante del maniero il racconto di un ardimentoso e giovane pastore. Una voce misteriosa ne avrebbe interrotto il sonno suggerendogli il luogo e il punto esatto dove, si narra, fosse nascosto il tesoro.

La voce misteriosa gli avrebbe raccomandato anche di non attardarsi nel locale sotterraneo, oltre il terzo canto del gallo, perché ciò avrebbe costituito la fine di tutti i suoi sogni e i progetti di vita.                                         Il pastore seguì alla lettera le istruzioni, fino a rinvenire la botola che lo avrebbe condotto nella stanza del tesoro.

                                   

                                                    

Lo stupore del giovane fu immenso quando si ritrovò circondato dalle gemme più preziose al mondo, oro e gioielli a profusione.

Perso dalla malia di quella miriade di pietre luccicanti e dalla cupidigia, si dimenticò dell’ammonimento o, forse, non udì nemmeno il triplico canto del gallo.

Al terzo richiamo, la botola si richiuse misteriosamente con un tonfo fragoroso e purtroppo, il poveretto, per quanto si sforzasse, non riuscì più a risollevarla e rimase sepolto vivo nel sotterraneo.

Nessuno ne seppe più nulla e la sua scomparsa contribuì ad accrescere il mistero sul maniero di Graines. 

                                         

                            


Leggenda popolare rielaborata dall'autrice del blog

Immagini Pinterest e Phoneky

giovedì 10 dicembre 2020

La leggenda del ponte coperto di Pavia

 

           


Nel lontano passato e più precisamente nel 999, la città di Pavia non aveva nessun ponte sul Ticino. Qualche anno prima, l'antico ponte romano che permetteva il transito da una sponda all'altra era crollato e i cittadini erano costretti a usufruire di un servizio di chiatte per attraversare le acque.

Accadde che, la vigilia del Natale di quell'anno, molti pellegrini desiderassero assistere alla messa di mezzanotte e per questo si diressero al fiume per la traversata.

Ma sia per la nebbia che per il numero delle persone presenti sulla sponda, il servizio di imbarco rallentò molto.                                      

In quel momento, nella nebbia si materializzò uno sconosciuto vestito di rosso, che indicò ai pellegrini l'ombra nebulosa di un ponte che si stagliava da sponda a sponda. “Questo ponte è fatto di nebbia” disse con una voce cavernosa “ma diverrà di pietra se il primo che lo attraverserà mi assicurerà la sua anima in eterno! “         

In viandanti rimasero interdetti. A quel punto era facile intuire che si trattava di una figura demoniaca ma nessuno di loro poteva immaginare che fosse Belzebù in persona. Come, del resto, nessuno aveva ancora notato, semi nascosta tra la folla, la figura di un altro sconosciuto.

Si trattava dell'Arcangelo Michele accorso dalla chiesa vicina, appena percepita la presenza del signore del male.

Fu l'angelo a prendere la parola per rispondere a tono: “Quello che ci chiedi è un grosso sacrificio. Abbiamo bisogno di tempo per riflettere. Comunque, tu inizia a costruire il ponte di pietra e se davvero lo realizzerai solido e indistruttibile, ti terrai il primo che lo attraverserà! “

       

Il diavolo non esitò un istante e accettò la proposta dello sconosciuto, poi, costruito il ponte si mise in attesa, sul pilone centrale, del primo viandante.

L'angelo allora si fece portare un caprone costringendolo a passare per primo e il demone, quando si rese conto essere stato raggirato, s’infuriò e si vendicò, scatenando un terrificante nubifragio. Nonostante la violenza con cui si abbatterono gli elementi, il ponte resistette alla furia devastatrice e non crollò.

I cittadini pavesi, per tenere il male lontano, edificarono sul pilone centrale una cappella dedicata a Giacomo Nepomuceno, il santo protettore dei fiumi.

Ancora oggi, nelle giornate più uggiose di nebbia, i viandanti che transitano nei pressi,  possono avere l'illusione di scorgere un ponte nebuloso, così come era apparso ai pellegrini ben più di mille anni prima.

                                                

                             

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giovedì 3 dicembre 2020

Nessie, il mostro di Loch Ness




“Piovigginava leggermente, il lago era grigio e il colore della creatura era grigio scurissimo e in netto contrasto con lo sfondo più chiaro dell'acqua e del cielo. Il mostro era immobile in superficie, rivolto in direzione di Inverness. La lunghezza era di quasi dieci metri; è difficile valutare la distanza esatta che ci separava, tuttavia, era abbastanza vicino a noi perché potessimo vederlo distintamente. C'erano tre gobbe, la più grande nel mezzo e la più piccola dietro il collo, che era lungo e snello, con una testa piccola e priva di tratti visibili. Immergeva spesso la testa nell'acqua, come per mangiare o, forse, semplicemente per divertirsi. “

Questa è la testimonianza della signora Majory Moir risalente al 1936 e riguardante uno degli innumerevoli avvistamenti del mostro.  

Non so voi ma a me piace credere che Nessie esista e che sia anche una creatura fantastica. Mansueta, considerato che, nonostante le numerose denunce di avvistamenti anche a distanza ravvicinata, mai nessuno ha lamentato aggressioni o comportamenti minacciosi. Eppure, tanti testimoni hanno descritto una creatura dalle dimensioni gigantesche. Qualcuno le ha dato confidezialmente un nome e pare, che qualcun altro sia anche riuscito a fotografarlo. Pare, perché alcune immagini si sono dimostrate dei falsi, mentre altre sarebbero poco chiare. Gli avvistamenti, comunque, sono iniziati nel lontano 1930.

Loch Ness è un lago lungo 37 km caratterizzato da profondità quasi abissali e avvolto da un clima freddo e uggioso, spesso immerso nelle nebbie più fitte.

 

Quando il tempo tende al bello, però e la nebbia si dirada, agli occhi dei visitatori appare un panorama mozzafiato. Le acque si colorano di un verde smeraldo, lo stesso delle montagne che lo circondano e vi si specchiano.

Il mito della misteriosa creatura, o lucertolone, come lo chiamano alcuni, ha alimentato la fantasia di parecchi scrittori, turisti e appassionati del mistero rendendo Loch Ness il luogo più visitato della Scozia.

                   

Personalmente ne ho fatto cenno anche io a questa mitica creatura dedicandole un intero capitolo nel mio romanzo “Un Highlander per amico “ edito da Delos Digital.

Mitica Nessie! Realtà o leggenda, ti sei meritata l’attenzione di milioni di persone, compresa la mia, naturalmente.

                                         

                           


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