Fantasia

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La brama della scrittura arde come una fiamma in un cuor propenso. Vivì

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sabato 27 febbraio 2021

Tuya, Raggio di sole della tundra


1

 

I soldati dell’ usurpatore irruppero nel villaggio ancora immerso nel sonno e iniziarono la loro opera distruttiva appiccando il fuoco alle prime capanne. Il vento gelido che soffiava sulla steppa alimentò le fiamme, che in pochi minuti si propagarono scatenando l’ inferno.

Destati dalle urla e dal fumo acre, gli abitanti uscirono precipitosamente all’ aperto cercando scampo nella fuga e tentando di mettere in salvo gli anziani e i bambini.

Purtroppo, i soldati lanciati nel folle galoppo fecero una strage.

Un nugolo di frecce e di giavellotti, si abbatté a pioggia sui fuggitivi. Ben pochi furono i superstiti e solo ai più giovani e alle più belle tra le ragazze venne risparmiata la vita, ma solo con l’ intento di renderli schiavi.

Tuya, una ragazzina di appena undici anni, si salvò grazie all’ intervento di suo padre, lo stregone del villaggio. Le urla lo avevano strappato bruscamente al sonno e l’ uomo aveva subito intuito che vi era un attacco in corso. Aveva raccolto in fretta le vesti e alcune cose nella capanna e, svegliata la ragazzina l’ aveva sospinta all’ esterno esortandola alla fuga. Giunti al recinto dove venivano custoditi i cavalli, l’ aveva poi costretta a montare in sella.

« Tuya, guardami!» le aveva detto con urgenza ponendole nelle mani un involucro, mentre lei si disperava:

« No padre, vi prego! Non voglio lasciare il villaggio! Permettetemi di restare con voi!»

Il tono dell’ uomo si era fatto grave, severo:

« Non c’è tempo, Tuya! Ascoltami! La profezia incisa sulla Roccia Sacra dai nostri antenati, si è verificata. Il nostro destino è stato scritto molto tempo prima che tu nascessi e noi vi stiamo andando inesorabilmente incontro. A te è stata affidata la missione più importante e la devi portare a compimento. Devi salvarti figlia mia e se gli dei vorranno, con te si salverà la nostra stirpe, la nostra storia e i segreti del nostro popolo.» L’ anziano pose una carezza sul volto della ragazzina in preda al panico, poi le porse una tracolla e un involucro di seta: « Prendi questo, Piccolo fiore e portalo al monastero di Chuulun Damba. Là conoscerai la verità. Salva la tua vita e il nostro popolo ritornerà a vivere grazie a te!»

Le fiamme e il fumo già si propagavano e le urla dei feriti e dei fuggitivi si espandevano, coprendo ogni altro rumore e contribuendo a confondere e terrorizzare l’ animo della ragazzina.

Con gli occhi colmi di lacrime, Tuya tese le braccia verso il padre per abbracciarlo e stringersi al sicuro sul suo petto, ma l’ uomo la respinse con decisione, afferrandola per i polsi. « Sii forte!» le disse con sguardo severo.

« Non conosco la strada, padre!» mormorò, confusa dall’ atteggiamento duro del genitore.

« Affidati a Soffio Impetuoso. Lui saprà dove portarti» le disse, carezzando il manto scuro del magnifico stallone. L’ animale volse il lungo collo sull’ anziano e muovendo su e giù la testa sembrò annuire.

Lo stregone sorrise debolmente. « L’ ingresso alle donne è interdetto in quel luogo sacro e dovrai aver pazienza e attendere un po’ di tempo, ma non ti dovrai scoraggiare. Quello che ti ho consegnato è il tuo lasciapassare. Ricordati di cingerlo sulla fronte e le porte del monastero si spalancheranno per lasciarti entrare. Mi hai capito?»

« Sì, padre.» mormorò la ragazzina.

« Allora addio, figlia mia! Le stelle sono con te e illumineranno il tuo cammino!» esclamò l’ uomo, quindi assestò una lieve manata alle terga del cavallo spronandolo a muoversi. Soffio Impetuoso rispose al comando con un balzo in avanti e Tuya dovette aggrapparsi con tutte le sue forze alla lunga criniera per non cadere.  

               

lunedì 22 febbraio 2021

Creature fantastiche: l'Ippogrifo



L'ippogrifo è una creatura fantastica il cui nome deriva dal greco “hippos” cavallo e “gryps” Grifone.

Si tratta di una creatura alata, le cui origini deriverebbero dall'unione improbabile di un'aquila con un grifone e con la testa, le ali e le zampe anteriori di un’aquila, mentre il resto del corpo sarebbe equino.

Pare che la creatura venne ideata da Ludovico Ariosto nel secolo sedicesimo e nel suo Orlando Furioso così la descrisse:

Non è finto il destrier, ma naturale,

che una giumenta generò d’un grifo:

simile al padre avea la piuma e l’ale,

li piedi anteriori, il capo e il grifo;

in tutte l'altre membra parea quale

era la madre e chiamasi Ippogrifo.

Sembrerebbe però che Ariosto avesse tratto ispirazione da qualche altra creatura mitologica e più precisamente da Pegaso.

Pegaso era il famoso cavallo alato generato dal sangue di Medusa e cavalcato da Perseo e Bellerofonte.

Luciano di Samosata nel secondo secolo d.C., nella sua opera “La storia vera “narra d’Ippogrifi che catturano i protagonisti per portarli al cospetto di re Edimonte.

Un'altra annotazione su questo strano e improbabile incrocio, lo troviamo nelle “Bucoliche “di Virgilio che scrisse: “si accoppieranno perfino i Grifoni con i cavalli”.

                          

Di certo Virgilio lo annotò in senso metaforico, per indicare qualcosa di impossibile o esecrabile e forse, Ludovico Ariosto, potrebbe aver preso ispirazione per la sua creatura proprio da questa frase. 

                                      

                

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giovedì 18 febbraio 2021

Frankenstein






Nell’estate del 1816, in un pomeriggio particolarmente piovoso,

Lord Byron con il suo assistente John Polidoro, il poeta inglese P. B. Shelley e la fidanzata Mary Godwin, rinchiusi in biblioteca a causa di un violento temporale, ingannavano il tempo leggendo romanzi gotici con storie di spettri.  A un tratto, uno di loro propose una sfida: ognuno avrebbe dovuto cimentarsi a scrivere un racconto dalle caratteristiche terrificanti e avrebbe vinto quello che fosse risultato più malvagio, improbabile e cruento.

Sembra, e il dubbio è d’obbligo, che quel pomeriggio Polidoro e non Lord Byron, come a lungo si è creduto, scrisse The Vampire. Mary Godwin, invece, quel giorno a corto d’idee, trovò solo durante la notte e in un sogno l’ispirazione per scrivere “Frankenstein” sottotitolo "The Modern Prometheus", considerato il suo capolavoro. Comunque, fu soltanto nel 1831 che la scrittrice rivedrà il suo lavoro e pubblicherà la versione definitiva.

Dal romanzo furono tratti alcuni film. Il primo, nel 1910 all’epoca del cinema muto, a cui seguirono altre due pellicole, ma fu soltanto nel 1931 che la storia del mostro ebbe un gran successo e Frankenstein balzò agli onori della ribalta mondiale.

Il protagonista del racconto si chiama Victor Frankenstein, un laureato in filosofia e sarà proprio lui a creare il mostro che prenderà, erroneamente, il suo cognome. Difatti, il protagonista del romanzo, si limitava a definire il mostro la "creatura".

                             

Victor reperisce i pezzi per assemblare la sua creatura nei cimiteri e negli obitori della città e riuscirà così a dare vita a un essere alto due metri, fisicamente deforme, dalla forza sovrumana e che resiste anche alle temperature più gelide.

La creatura possiede capacità intellettive ed emotive e lo dimostra presto imparando a comunicare con gli esseri umani e ad affezionarsi all’uomo che gli ha donato la vita.

Da parte sua, lo scienziato, si rende subito conto di aver creato un mostro dall’indole malvagia e vorrebbe rimediare apportando alcune modifiche, ma Frankenstein  riesce a fuggire e una volta in Svizzera,  per vendicarsi di colui che lo ha creato ma anche tradito, compie il suo primo delitto.

La vittima è William, fratello minore di Victor e del suo assassinio viene accusata e poi condannata a morte la giovane domestica della famiglia Frankenstein.

                          

Dopo una lunga serie di terrificanti delitti, Victor decide di affrontare il mostro e di ucciderlo e inizia a inseguirlo per tutta l’Europa fino ad arrivare al Polo Nord ma, a un passo dal realizzare il suo proposito, lo scienziato morirà.

Il mostro, dilaniato dal profondo sentimento di odio-amore che lo aveva sempre unito al suo creatore e disperato per la sua perdita, decise di suicidarsi dandosi fuoco, in modo che non rimanesse nulla del suo corpo che potesse suggerire ad altri di creare altri esseri mostruosi come lui.     

                     


 

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domenica 14 febbraio 2021

Il lago dei diavoli

 

                       

Il lago dei diavoli si trova nelle Marche e più precisamente sui Monti Sibillini a un'altezza di 1940 m.

Questa zona è molto ricca di fascino, misteri e leggende, ma la più suggestiva sembrerebbe proprio quella di questo lago, che porta anche il titolo di lago di Ponzio Pilato, l'antico governatore della Giudea diventato famoso per essersi lavato le mani lasciando al popolo la decisione finale sulla sorte di Gesù Cristo.

La leggenda narra che una volta tornato a Roma, Pilato, presagendo la sua dipartita, domandò all'imperatore Tiberio la grazia che fosse il destino a decidere del suo corpo, in caso di morte  improvvisa.

La tragedia si verificò e il desiderio espresso da Pilato venne esaudito. Il suo cadavere venne posto su un carro trainato da bufali e lasciato andare verso il suo destino.

                       

Forse fu solo un caso, o forse fu per un prodigio, ma dopo poco tempo il corpo venne ritrovato sul Monte Vettore, lo stesso che affaccia sul lago e che dal governatore prende il nome.             La leggenda del lago maledetto inizia intorno al 1300 quando gli abitanti dei villaggi limitrofi iniziano a denunciare fenomeni alquanto strani e si sparge la voce che, i monti che affacciano su quelle acque, siano dimora di demoni e streghe.

Si sussurra anche di sacrifici umani perpetrati dai norcini per ingraziarsi e tenere buoni i demoni. Pare che si trattasse in genere delle esecuzioni di persone condannate per i gravi reati commessi.

Questa del lago sembrerebbe una delle tante leggende nate da menti fantasiose e con lo scopo di tenere lontani dal luogo eventuali curiosi, eppure, nel sedicesimo secolo fu proprio un monaco benedettino a parlare del luogo consacrato ai demoni e a documentare la presenza di mura sorvegliate da guardie armate, per impedire che streghe e negromanti comunicassero con i demoni.                               

                   

Ed è ancora il benedettino a descrivere alcuni oscuri incontri verificatosi sulle rive del lago con arcani riti e bizzarre omelie.

A conclusione di questa misteriosa leggenda si vocifera che le acque  si tingerebbero di rosso almeno una volta l'anno e che in occasione del Venerdì Santo avverrebbero strani e inquietanti fenomeni intorno al lago dei Diavoli.


                                              

                           
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giovedì 11 febbraio 2021

Una storica regata (epilogo)

 

Ines si volse sorpresa da quel gesto e i loro occhi s’incontrarono rimanendo incatenati in modo arcano.

Una voce dolce e mielata le fiorì nella mente:

“Mia cara ragazza, ascolta la voce della ragione!”

Ines sobbalzò, impaurita, sgranando i suoi occhi sulla gattina.

“Non guardarmi come fossi un mostro. Non lo sono, anzi, ti sono amica e sono qui per aiutarti.”

La gattina ammiccò strofinando il musetto sulla guancia vellutata della giovinetta, che per istinto e diffidenza si ritrasse.

“Non aver paura di me. Non c’è ragione, credimi!” le suggerì ancora Giada, che poi tacque per permetterle di metabolizzare il fatto che riuscisse a comunicare con lei tramite una strana connessione mentale. 

Confortata dallo sguardo franco del felino, Ines smise di tremare ed emise un sospiro.

"Una giornata davvero particolare questa! Ora riesco anche ad immaginare di percepire i pensieri degli animali." pensò, immaginando di aver avuto le traveggole. 

“Non è poi una cosa così anomala come credi tu. In fin dei conti sono una creatura intelligente.” le comunicò ancora Giada.

Questa volta Ines sobbalzò e si ritrasse, provocando l'abbandono  dalla sua spalla da parte del felino.

" A momenti mi facevi cadere, ragazza! A volte sei davvero troppo brusca." la rimproverò Giada aggrottando il musetto. 

"Continui ad aver paura di me, mentre ti ho appena dato dimostrazione della mia amicizia."

Ines la scrutò a lungo prima di permettersi una risposta: « Per te sarà una cosa naturale parlare con gli umani, per me, invece non lo è!»

Sul musetto simpatico di Giada balenò una sorta di sorriso:" Sarà anche strano, però lo stai facendo!" concluse sorniona. 

Solo allora Ines si rese conto di quanto assurdo fosse il suo comportamento e rise di gusto, finalmente a suo agio. 

«Va bene...ammettiamo pure che riusciamo a comunicare...»

Giada la interruppe:“Vorresti davvero denunciare al Magistris ciò che quei delinquenti avevano in animo di fare su richiesta del Doge?”

«E con chi altri potrei parlare se non con lui? Non è lui la massima autorità genovese?»

“Non credo che sia una cosa saggia. Rifletti. Quanto credito possono avere le dichiarazioni di una ragazzina travestita da maschiaccio, che osa gettare discredito su un personaggio importante come il Doge veneziano? Ce le hai le prove di quanto vorresti denunciare?”

Ines rifletté. No, non aveva nessuna prova. Le aveva scaraventate lei stessa nel mare. Si arrese a malincuore all’evidenza dei fatti.

«Cosa mi consigli di fare?»

“Per il momento non fare nulla. Teniamo per noi quello che abbiamo visto e sentito e rimaniamo in attesa degli eventi. Forse il Doge tenterà qualcosa d’altro e compirà un passo falso, ma noi staremo ben attente e se possibile, agiremo di conseguenza.”

«Va bene! Farò come suggerisci.»

“Brava ragazza! Ma ora ascolta. Questa regata è alla vostra portata. Tu e i tuoi compagni potete vincerla. Gli altri equipaggi cercheranno in tutti i modi di ostacolarvi, anche facendo uso di scorrettezze. Ma se v’impegnerete, attingendo a ogni stilla di energia dentro, potete vincere, ma solo credendoci fino in fondo.                         

Ines sorrise. Il pensiero della gara imminente le fece sentire un brivido di eccitazione. L’adrenalina ricominciò a scorrere forte incutendole una sorta di frenesia. Non vedeva l’ora di salire a bordo.

«Tu, vieni con me, vero Giada?»

“No, ragazza! Questa è una battaglia che devi combattere da sola. Non posso guidarti, ma ricorda! In te vi è la forza. Devi solo cercarla quando sarà il momento, e attingervi.  Io torno al castello. Ti aspetto là! Va! E torna vincitrice.” le disse, quindi ammiccò con quei grandi occhi di smeraldo, com’era solita fare, scuotendo lentamente la lunga coda, poi con pochi passi felpati, si dileguò tra gli edifici del molo.

martedì 2 febbraio 2021

Una storica regata (2a parte)

                                                                                                                                       



«Ehi!! Dove credi di poter andare tu, scricciolo di ragazzo?» sisentì apostrofare Ines all’improvviso.

La ragazza aveva previsto di essere fermata e aveva già pronta la risposta, che sperava, funzionasse.

«Son stato mandato dal comandante. Mi ha incaricato di portare del buon tabacco a bordo. Tu sai dove posso procurarmelo?» scandì con una voce decisa e profonda.

«Il capitano ha mandato te a cercare tabacco?»

«Certo! Ha appena finito quello che già aveva, ed è rimasto completamente senza. Ora se non vuoi incorrere nel suo malumore, e tu sai quanto possa diventare scorbutico quando è contrariato, dimmi dove posso trovarlo, in modo che possa correre a portaglielo.»

Davanti a quella velata minaccia, l’uomo si arrese: «Uhm! Va bene! Va bene! Vieni con me, ho una riserva speciale per gli ufficiali di questa nave!»                                                    

Ines respirò di sollievo. Era andata bene! Ora non rimaneva che superare gli uomini di guardia al galeone.

«Ehi, ragazzo! Ricordati di portare i miei saluti al comandante. E ricordagli anche la mia premura nel procurargli il miglior tabacco di tutta la città!»

«D’accordo, signore! Lo farò!» rispose mentre correva verso il boccaporto.

Poi si mise in coda ai camalli, gli scaricatori del porto, che con le spalle curve sotto il pesante carico racchiuso in sacchi di iuta, trasportavano con evidente fatica le merci fino alle stive. 

All’ingresso vi erano le due sentinelle armate che controllavano chiunque si presentasse sulla passerella d’imbarco.  Ines cercò di nascondersi dietro due uomini che dividevano il peso di una grossa cesta colma di ortaggi e di frutta fresca.  Assunse anche un’aria tranquilla e innocua sperando così di passare inosservata.

Uno dei due portuali inciampò e, per evitare di far cadere il contenuto della cesta in mare, cadde addosso al compagno.

La maggior parte della frutta e della verdura si rovesciò, causando intralcio agli altri scaricatori che seguivano, così che si venne a creare un piccolo parapiglia di urla di proteste e imprecazioni.

Le sentinelle si affacciarono per gustarsi quell’imprevisto fuoriprogramma, che spezzava la monotonia di ore passate di guardia e di controlli più o meno accurati.                          «Siete proprio degli imbranati! Sbrigatevi a togliervi dai piedi!» esclamò una delle due sentinelle.

Ines approfittò di quei pochi istanti di confusione generale, per sgattaiolare dentro al boccaporto senza essere notata.

                 

La burrasca che era nell’aria scoppiò in quel momento annunciata da un boato fragoroso di un tuono e, subito dopo, si aprirono le cataratte del cielo.

La pioggia si riversò improvvisa con una violenza tale, da rimbombare sulle paratie e sui ponti del galeone, ed il ticchettio sullo scafo cominciò a coprire ogni altro rumore diventando fastidioso.

Ines si fermò sconcertata. La nave era grande e dagli interni sconosciuti. Senza una guida si sarebbe persa di sicuro tra i corridoi e i ponti correndo il serio rischio di essere scoperta e punita come clandestina.