Fantasia

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La brama della scrittura arde come una fiamma in un cuor propenso. Vivì

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mercoledì 11 agosto 2021

La leggenda del monte Amariana

 

       

  

Il monte Amariana, nel Friuli, è alto 1906 m. ed ha la forma piramidale. Un tempo si credeva che per la sua cima conica fosse un vulcano.

Un'antica leggenda narra di una fanciulla bellissima e dalla pelle vellutata come una rosa di maggio. La ragazza si chiamava Amariana e viveva in una piccola casa rurale poco distante dal fiume costruita interamente di sassi e col tetto di paglia.

La giovane si recava spesso sulle rive per fare il bucato e, mentre lavava e sciorinava i panni al sole, levava la sua voce cristallina e cantava in modo soave e melodioso.

Accadde che un giorno, l’Orcolat, creatura malvagia e dall'aspetto mostruoso, che tutti gli abitanti del villaggio temevano ed evitavano, passando nei pressi del fiume udì cantare la fanciulla e quella voce da usignolo lo incantò.

L'Orcolat desiderò scoprire a chi appartenesse quell’incantevole voce e, seguendo il suono che lo aveva tanto emozionato, finalmente arrivato al fiume vide l'avvenente cantante.

L'Orcolat se ne invaghì all'istante e stranamente confuso ed emozionato, per un essere malvagio, rimase nascosto per un po’ senza sapere che fare.

Ignara della mostruosa presenza che la spiava, la fanciulla continuò tranquillamente a cantare e a sciorinare i panni.

La perfida creatura prese coraggio e rotto ogni indugio si decise. Ormai pronto a dichiarare il suo amore alla giovane cercò prima di sistemare un po’ il suo aspetto selvaggio, poi colse un bocciolo di rosa da offrirle e uscì alla scoperto. 

Nonostante l'Orcolat tentasse di mitigare il suo fare irruente e il suo passo pesante, lei,  inorridita dal suo aspetto mostruoso si spaventò. "Non aver paura! Non voglio farti del male!" le disse lui cercando inutilmente  di convincerla delle sue buone intenzioni.  Amariana non volle saperne di ascoltarlo, e fuggì, abbandonando il suo bucato sulla sponda.

L'Orcolat, che rimase basito e contrariato da quella reazione, strinse il pugno tanto violentemente, che la rosa nella sua mano sfiorì all'improvviso e come per incanto.

Dimentico di tutto il male e di tutto il terrore sparso per la valle con la sua presenza, l'Orcolat iniziò a compiangersi: “Oh, povero me! Che posso fare?” si domandò ma, proprio in quel momento, il re del fiume che aveva assistito alla vicenda, gli parlò ricordandogli la sua natura inumana e suggerendogli di non farsi illusioni ma di rivolgere le sue attenzioni altrove.

Ma il mostro, ormai convinto che la fanciulla fosse destinata a lui,  non si rassegnò anzi, rivolse la sua collera e la frustrazione al fiume, poi fece ritorno al suo rifugio a studiare un piano per rapire e impossessarsi della fanciulla, ormai diventata l’oggetto del suo desiderio.

Nel frattempo, Amariana aveva già raccontato ai genitori quanto era accaduto sulle sponde del fiume e fu proprio la  madre che le consigliò di recarsi dalla Regina dei Ghiacci per domandare un parere.

E così, il mattino dopo, Amariana si avviò verso la cima del monte e lì rimase in attesa, finché con una luce vivida e abbagliante, la gelida signora le apparve in tutto il suo splendore.

“Mia cara fanciulla, -le disse - conosco già il tuo tormento e credimi non c'è soluzione, perché quella creatura si è tanto invaghita di te da non rassegnarsi mai al tuo rifiuto. “

Amariana avvertì il mondo crollarle addosso e scoppiò in lacrime.

Commossa dall’ accorato pianto e dallo strazio evidente della fanciulla, la regina sostò pensierosa qualche minuto, quindi le si avvicinò sussurrandole la sua proposta.

Amariana avverti un gelo profondo pervaderle il corpo e sul suo bel volto si spense ogni voglia di vivere.

“Piuttosto che appartenere a quel mostro accetto il mio destino! - rispose con la morte nel cuore - Fai quel che devi, mia regina e così sia! “

La gelida signora annuì e levò le mani. Un vento di tempesta si levò minaccioso e il suo ululo selvaggio percorse la vallata ampliato da un’eco infinita.

Il volto della fanciulla si trasformò in pietra, le spalle divennero cime aguzze, gli abiti si tinsero del verde degli abeti e i lunghi capelli divennero torrenti.

Dopo qualche istante un gelido, mortale silenzio piombò nei dintorni e persino la natura tacque nel rilevare il tragico risultato dell'incantesimo. Amariana si era trasformata nel monte che porta il suo nome.

Ma la Regina dei Ghiacci volle punire l'Orcolat per la sua presunzione e la perfidia e lo rinchiuse per l'eternità nel monte San Simeone, da dove ancora oggi, ogni tanto, tenta di raggiungere Amariana e lo fa con passo talmente pesante, che la terra trema e gli abitanti di quella zona, che conoscono la leggenda, esclamano: “Ecco, ci risiamo! L'Orcolat si è risvegliato! “


Ricerca effettuata sul web ed elaborata dall'autrice del blog

Immagini Phoneky e Pinterest

domenica 8 agosto 2021

Kristell e il feudo di ghiaccio (ultima parte)


Una profonda angoscia le pervase l'animo. Intorno a lei vi era solo morte e desolazione. Il vento continuava a soffiare sibilando e solo dopo un po' di tempo le rimandò una voce soffocata dalla lontananza, che la stava chiamando.

«Kristell…Kristell, mi senti?»

«Erronn! Santo cielo! Dove sei? Non ti vedo!» gridò lei cercando di sovrastare il sibilo del vento, mentre la speranza tornava a rinascere nel suo cuore.

«Stai ferma dove sei! Per carità! Non fare un passo in più! È una trappola!»

«Credevo fossi morto! Ho avuto tanta paura! Ma dove sei?»

«Non c’è molto tempo! Ascoltami bene! Alla tua destra vi è l’ingresso di una grotta. Non devi assolutamente entrare! Finiresti nella stessa mia trappola! Hai capito bene, Kristell? Non devi entrare!»

Ma le parole che giunsero alla fanciulla, furono spezzettate e stravolte dal vento, tanto che Kristell riuscì ad afferrare solo grotta e alla tua destra.

Credendo che lui le stesse indicando un rifugio, la ragazza si mosse in quella direzione, sicura di ritrovarlo all’interno, ma appena fece il suo ingresso nell’antro, venne avvolta da un vortice impetuoso e trascinata in un mulinello senza fine.

Si sentì afferrare, trascinare via con violenza e non ebbe nemmeno modo di urlare. Tentò invano di contrastare la forza che la stava trascinando verso un pozzo d’oscurità, una voragine circolare fatta solo di ghiaccio. Ma la lotta risultò impari e Kristell scomparve risucchiata nel budello glaciale.

Ed ebbe inizio un incubo! Si ritrovò prigioniera in una spirale di ghiaccio, un tunnel la cui volta si snodava in volute serpentine, come si trovasse a scivolare su un enorme toboga.

Riuscì a superare le prime giravolte del tracciato senza affannarsi molto. Disgraziatamente, lo scivolo divenne ben presto quasi perpendicolare, tanto da costringerla a temibili giri a testa in giù e, per alcuni, interminabili minuti, quella folle discesa si trasformò in una orribile caduta a precipizio. La forza centrifuga dovuta alla velocità acquisita sui pattini, in certi punti la teneva inchiodata sul basso, in altri a testa in giù, con le lame infisse a quello che doveva essere il soffitto.

Dopo qualche folle giravolta perse la cognizione di quel che faceva. Kristell non era più in grado pensare con coerenza e agiva soltanto come le suggeriva l’istinto.  Avvertiva solo il raschiare dei pattini e il pulsare violento del suo cuore nel petto.

mercoledì 4 agosto 2021

Kristell e il feudo di ghiaccio (2a parte)




Tuttavia, dopo pochi istanti poteva ancora avvertirne il peso, ciò significava che la ragazza era ancora assicurata alla cinghia.

“Che diamine!” sospirò sollevato, “possiede davvero sette vite come i gatti!” Ma il pericolo era ancora reale ed Erronn doveva sbrigarsi a issare la ragazzina.

La manovra risultò ancora più ardua e faticosa di quanto avesse creduto. La sua forza di volontà venne messa a dura prova a causa  dei muscoli delle spalle e delle braccia che gli dolevano e le mani che gli bruciavano.  Lo strofinio della corda aveva già procurato tagli profondi nei guanti e aveva lacerato i palmi delle mani, tanto che le ferite iniziarono presto a sanguinare ma, Erronn, era tanto preso dall’urgenza da non farci caso. Non poteva, e non doveva assolutamente, lasciar cadere la ragazza.

Le pareti dell’orrido si avvicinavano inesorabilmente e a lui rimaneva solo pochissimo tempo, forse una manciata di secondi per strappare quella giovane vita al crepaccio.

Nel frattempo, anche Kristell si era accorta di ciò che stava avvenendo e, nonostante il terrore, ci mise tutto il suo impegno per agevolare l’azione del suo soccorritore.

Forse, fu proprio la forza della disperazione che moltiplicò le loro forze infondendo a entrambi l’energia necessaria.

Mentre le due pareti di ghiaccio scricchiolando sinistramente si avvicinavano l’una all’altra, Erronn riuscì a tirarla fuori, strappandola alla morte. Appena fu alla sua portata afferrò la ragazza e lei si aggrappò alle sue spalle, come un naufrago all’ancora di salvezza. Abbracciati, crollarono entrambi esausti sul fondo ghiacciato mentre, le due pareti del baratro, con un sonoro boato combaciarono alla perfezione.

Ci vollero alcuni minuti, prima che i loro respiri si normalizzassero, così come i battiti cardiaci. Solo allora Erronn, osservò la ragazzina minuta riversa accanto a lui.

«È mancato veramente poco! Passata la paura?»

Un pallido sorriso illuminò il bel viso congestionato dal gelo. Ma le labbra illividite e prive di sensibilità   tremarono in una smorfia. Era palese che Kristell avesse subito un trauma psicologico e che fosse allo stremo.

«Mi dispiace, ma dobbiamo alzarci e allontanarci il più possibile da qui. È necessario cercare un rifugio per la notte. Ce la fai a stare in piedi?» le domandò porgendole le mani per aiutarla.

Lei annuì a malincuore.

«Sì che ce la fai! Sei bravissima! Ti ho vista scendere con i pattini a una velocità impressionante. E che agilità nell’evitare gli ostacoli improvvisi! Sai cosa ho pensato in quel momento? Che tu fossi nata con i pattini ai piedi!»

L’aveva affermato con così tanta ammirazione che riuscì a strappare una risatina spontanea alla ragazzina, ed Erronn ne fu ben felice constatando che aveva ottime qualità di ripresa.

«Vieni, andiamo! Non molto lontano da qui, vi sono delle grotte, un ottimo rifugio per la notte.»

lunedì 2 agosto 2021

Kristell e il feudo di ghiaccio

 


Kristell era una ragazzina di quattordici anni che viveva in una piccola cittadina da fiaba e una ridente località medioevale, le cui case erano disseminate su di una collina e cintate da alte mura fortificate. L’ antico borgo era  dominato dall’ alto da quattro torrioni di un imponente castello, residenza dei regnanti.

La ragazzina abitava in una piccola casa molto modesta ai piedi del colle, che prendeva il nome dal feudo: Kristallberg, situato vicino a un ghiacciaio.  Ed era proprio per la vicinanza ai ghiacci perenni che la temperatura scendeva di parecchio sotto lo zero donando al paesaggio un aspetto magico.

Erano anni che si sussurrava che il ghiacciaio stava avanzando pericolosamente ogni anno sempre più al piccolo principato e che, prima o poi, tutta la collina sarebbe stata catturata nelle fauci gelide e vi sarebbe rimasta imprigionata per sempre.

Kristell, intimorita da quelle dicerie, aveva provato a chiedere spiegazioni alla madre ma la donna divagava con le risposte, per finire chiaramente imbarazzata,  a trincerarsi in un inspiegabile silenzio.

La ragazzina rinunciava a insistere, anche se nel comportamento della madre avvertiva qualcosa di grave.

Kristell amava pattinare sul ghiaccio. Aveva anche partecipato a molte gare di velocità e, alcune volte aveva primeggiato anche su concorrenti maschili.

Anche quel giorno, dopo aver studiato e dopo aver aiutato la madre a sbrigare le faccende domestiche, aveva preso i pattini e si era diretta sul lago ghiacciato, dove si allenava normalmente per tutto il pomeriggio.

Stava pattinando da più di un’ ora quando, guardando il ghiacciaio riflesso sulla pista, le parve che questo incombesse più alto e minaccioso che mai.