Fantasia

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mercoledì 4 agosto 2021

Kristell e il feudo di ghiaccio (2a parte)




Tuttavia, dopo pochi istanti poteva ancora avvertirne il peso, ciò significava che la ragazza era ancora assicurata alla cinghia.

“Che diamine!” sospirò sollevato, “possiede davvero sette vite come i gatti!” Ma il pericolo era ancora reale ed Erronn doveva sbrigarsi a issare la ragazzina.

La manovra risultò ancora più ardua e faticosa di quanto avesse creduto. La sua forza di volontà venne messa a dura prova a causa  dei muscoli delle spalle e delle braccia che gli dolevano e le mani che gli bruciavano.  Lo strofinio della corda aveva già procurato tagli profondi nei guanti e aveva lacerato i palmi delle mani, tanto che le ferite iniziarono presto a sanguinare ma, Erronn, era tanto preso dall’urgenza da non farci caso. Non poteva, e non doveva assolutamente, lasciar cadere la ragazza.

Le pareti dell’orrido si avvicinavano inesorabilmente e a lui rimaneva solo pochissimo tempo, forse una manciata di secondi per strappare quella giovane vita al crepaccio.

Nel frattempo, anche Kristell si era accorta di ciò che stava avvenendo e, nonostante il terrore, ci mise tutto il suo impegno per agevolare l’azione del suo soccorritore.

Forse, fu proprio la forza della disperazione che moltiplicò le loro forze infondendo a entrambi l’energia necessaria.

Mentre le due pareti di ghiaccio scricchiolando sinistramente si avvicinavano l’una all’altra, Erronn riuscì a tirarla fuori, strappandola alla morte. Appena fu alla sua portata afferrò la ragazza e lei si aggrappò alle sue spalle, come un naufrago all’ancora di salvezza. Abbracciati, crollarono entrambi esausti sul fondo ghiacciato mentre, le due pareti del baratro, con un sonoro boato combaciarono alla perfezione.

Ci vollero alcuni minuti, prima che i loro respiri si normalizzassero, così come i battiti cardiaci. Solo allora Erronn, osservò la ragazzina minuta riversa accanto a lui.

«È mancato veramente poco! Passata la paura?»

Un pallido sorriso illuminò il bel viso congestionato dal gelo. Ma le labbra illividite e prive di sensibilità   tremarono in una smorfia. Era palese che Kristell avesse subito un trauma psicologico e che fosse allo stremo.

«Mi dispiace, ma dobbiamo alzarci e allontanarci il più possibile da qui. È necessario cercare un rifugio per la notte. Ce la fai a stare in piedi?» le domandò porgendole le mani per aiutarla.

Lei annuì a malincuore.

«Sì che ce la fai! Sei bravissima! Ti ho vista scendere con i pattini a una velocità impressionante. E che agilità nell’evitare gli ostacoli improvvisi! Sai cosa ho pensato in quel momento? Che tu fossi nata con i pattini ai piedi!»

L’aveva affermato con così tanta ammirazione che riuscì a strappare una risatina spontanea alla ragazzina, ed Erronn ne fu ben felice constatando che aveva ottime qualità di ripresa.

«Vieni, andiamo! Non molto lontano da qui, vi sono delle grotte, un ottimo rifugio per la notte.»


Kristell esitò. Lasciò che il suo sguardo vagasse intorno e la desolazione che colse la fece rabbrividire.

Erronn, che la stava studiando, pensò che fosse naturale dopo tutto quello che aveva passato.

«Non devi più aver paura. Ora ci sono io con te e comunque credo che il grande pericolo sia passato. Andrò avanti io e tu mi seguirai. La luna illumina la strada e dovremmo riuscire a scorgere in tempo eventuali crepacci. Te la senti di andare, piccola?»

«Sì, sì, certo! Ma ti prego, non mi chiamare più piccola, perché non lo sono!»

Lui nascose un sorriso:

«Va bene! Scusami! Andiamo allora, ma stammi vicina!»

Il ragazzo, scivolando con la tavola aprì la strada guidandola sicuro e deciso sul manto ghiacciato. Ogni poco si girava per controllare che lei lo seguisse e, ogni tanto, in modo sollecito, le domandava se stesse bene.


Dopo una ventina di minuti, in una delle grotte, divampava un bel fuocherello ristoratore. La legna utilizzata era stata accortamente accatastata per situazioni di emergenza dai pastori o dai cacciatori che frequentavano quelle zone.

I due ragazzi, sfiniti, rivolsero un pensiero grato a quegli uomini previdenti, prima di addormentarsi uno accanto all’altro, avvolti nella calda coperta che Erronn portava sempre nello zaino.

La notte trascorse tranquilla anche se   lui s’avvide, nel dormiveglia, del sonno agitato di lei e dei suoi incubi.

E infine un’alba radiosa spazzò via l’oscurità dalla grotta.

Kristell dormiva ancora profondamente, e il ragazzo non si mosse per non disturbarne il sonno, tuttavia lei dové avvertire il suo sguardo, perché spalancò i suoi occhi incredibilmente azzurri e lo fissò.

Quegli occhi esprimevano innocenza e franchezza, virtù tipiche per una giovane della sua età.” È ancora una ragazzina ed è già sola al mondo.” pensò lui, avvolgendola in un’occhiata protettiva.

«Ben svegliata, Kristell! Ti sei riposata abbastanza?» le domandò con un sorriso.

Ma il ricordo di quanto avvenuto il giorno precedente, l’aggredì in modo tale, che il viso di lei si sbiancò.

Erronn tentò di rassicurarla e nello stesso tempo le porse una tavoletta di cioccolato che estrasse dal suo prezioso zaino: «Non hai più nulla da temere.»

Lei accettò con un sorriso di gratitudine.

«Che ne diresti di parlarmi un po’ di te?»

Kristell esitò a rispondere, indecisa se fidarsi o starsene sulle sue senza dare ulteriore confidenza. Poi il ricordo di lui che si prodigava con tutte le sue forze per salvarla, le tornò alla mente. Ancora una volta, un brivido di orrore la percorse, ma poi si commosse nel vedere le mani del ragazzo avvolte nelle bende.

«Ti sei ferito a causa mia!» esclamò, ricacciando indietro le lacrime.

Erronn minimizzò con un’alzata di spalle: «Non è niente! Dai raccontami di te!»

Kristell ammirò il coraggio e la modestia dimostrata dal nuovo amico e con un sospiro si apprestò a metterlo al corrente di quello che le aveva raccontato la donna che l’aveva cresciuta.

«Guarda questi gioielli!» gli disse porgendogli l’anello e la spilla.

Lui li rigirò delicatamente nelle mani, quindi la sua attenzione fu attratta dalla pietra dell’anello.

«È bellissima! Ma dentro mi pare vi sia inciso qualcosa!» esclamò, mettendo la pietra in controluce per poterla osservare al suo interno.

«Ehi! Questo è l’emblema del Principato! Si intravede benissimo il sole raggiante che sorge al di là della montagna. Questa immagine è raffigurata su ogni stendardo del feudo. Dove l’hai preso, Kristell?»

«I gioielli e i pattini, mi sono stati lasciati da mia madre, la principessa Alesyn.»

«La principessa Alesyn? Ma è morta una dozzina di anni fa e con lei tutta la famiglia reale. I principi reggenti avevano solo una bambina, ma è morta anche lei nel terribile incendio scoppiato al castello.»

«No! Questo è quanto hanno raccontato gli usurpatori per mettere le cose a tacere, ma io mi salvai. Mia madre poco prima di morire, mi affidò alle cure della fidatissima cameriera e dopo averle consegnati questi, le fece promettere che mi avrebbe portato al sicuro e che si sarebbe presa cura di me. Poi le indicò un passaggio segreto e attraverso quello mi portò in salvo.»

«Sembra la trama di una bellissima fiaba.» esclamò lui tra il serio e il faceto.

«Non scherzare su queste cose, ti prego! Sono morte tante persone perché io mi potessi salvare!»

«Beh, a momenti, muoio anche io!» rispose Erronn, grattandosi in modo buffo la testa e, nel contempo, ammiccandole.

Kristell non poté fare a meno di sorridergli e mentre rimetteva l’anello al dito gli disse:

«Vorrei tornare indietro per assicurarmi che non ci siano sopravvissuti o feriti che abbiano bisogno di aiuto.»

«Dubito che ve ne siano. Il ghiacciaio è collassato sulla collina e, nel raggio di alcuni chilometri ha inglobato nel suo interno tutto ciò che incontrava.»

«Ciò nonostante, io devo andare! La principessa Alesyn ha svelato in punto di morte che solo grazie al mio ritorno il feudo riprenderà a vivere.»

Erronn ebbe un moto d’ammirazione nei confronti di quella ragazzina. Nonostante la giovane età aveva già un carattere ben definito, sapeva quel che voleva e combatteva per portare avanti le sue convinzioni.  La trovava caparbia e nello stesso tempo coraggiosa. Si sforzò di reprimere l’istinto di abbracciarla, eppure, avvertì anche il dovere di metterla in guardia contro le illusioni.

«Credi davvero sia possibile che questo principato torni a vivere? Guardati intorno, Kristell. Non ci possono essere superstiti in questa immane catastrofe.»

«È stato profetizzato, perché scritto nelle stelle, molti anni prima che io nascessi. Sono l’unica sopravvissuta della mia progenie a vicissitudini che hanno del soprannaturale. Dovrà pur esserci un motivo valido per tutto questo.» rispose lei con enfasi.

Il ragazzo, sebbene poco convinto, tentò di assecondarla:

«Va bene, Kristell. Non sei riuscita a convincermi, ma ti accompagnerò. Sono certo che questa sia una follia, ma spero che non la si debba pagare cara.»

«Grazie!» riuscì a dire lei con un sorriso.

«Andiamo prima che io cambi idea!»

Erronn si preparò alla discesa, mentre lei indossava i suoi pattini.

«Vado avanti io, tu seguimi. E ricorda di non perdere mai di vista la mia tavola. Intesi?»

«Sì, certo!»

«Andiamo dunque! E che la luce della nostra buona stella, ci segua sempre e ci protegga!»

Il ragazzo fece scivolare la tavola sul ghiaccio lentamente, assicurandosi che gli scarponi chiodati facessero una presa perfetta sul legno, quindi iniziò a fluire verso la vicina collina.

Alle sue spalle, sentiva appena il fruscio rassicurante dei pattini della ragazza.

Quando arrivarono alle pendici del colle attese che lei lo raggiungesse, quindi, liberandosi della tavola, disse:

«Ora ci attende una bella scarpinata ma, quando saremo in cima, la discesa verso il ghiacciaio sarà al contrario abbastanza dolce. Ti raccomando, stammi sempre vicina, qualsiasi cosa accada.»

Risalirono la china accaldati e col respiro affannoso, ma nonostante la fatica, si fermarono solo il tempo necessario a riprendere fiato. Non si scambiarono che pochissime parole e quando ripresero la discesa per i viottoli ghiacciati, lui la precedette come sempre.

E fu durante la discesa che incontrarono le prime sculture di ghiaccio.

Si trattava degli alberi situati nei punti più alti della collina, il ghiacciaio li aveva raggiunti e li aveva imprigionati dentro una morsa che pareva di cristallo.

I due ragazzi si fermarono stupiti e ammirati a osservare le gigantesche sculture, vere opere d’arte, se non fosse stato per la tragicità dell’evento che l’aveva provocato.

Pareva che gli alberi indossassero una guaina trasparente e lucentissima e dai rami pendevano stalattiti di ghiaccio che li adornavano.

Quel tragico spettacolo divenne presto un’abitudine, poiché da lì in avanti, di quelle visioni erano disseminati i dintorni.

Ma fu quando iniziarono a vedere i primi animali imprigionati nella loro corazza di cristallo, che Erronn iniziò a preoccuparsi.

Tra i prati ghiacciati aveva intravisto qualche piccolo animale selvatico, paralizzato nell’atto della fuga. Quando poi incontrarono tutto ciò che rimaneva di un numeroso gregge, i due giovani sostarono allibiti.

«Com’è possibile un fenomeno del genere?»

«Non ti so dire, Kristell! Io non credo al soprannaturale, eppure, sembra proprio che siano rimasti vittima di un incantesimo.»

I due si avvicinarono per osservare meglio.

Così come agli alberi, anche sulle pecore il ghiacciaio aveva operato la trasformazione e, inglobando le povere bestie nella sua morsa, le aveva rese pari a tante statue di ghiaccio. Sotto la spessa corazza trasparente, si distingueva molto chiaramente, il corpo dell’animale.

«Probabilmente ne troveremo delle altre, Kristell!» Il tono rifletteva il cupo stato d’animo del ragazzo. Quel fenomeno terrificante doveva per forza di cose aver coinvolto anche tutti gli esseri umani che erano transitati nei dintorni. Erronn voleva impedire che la ragazza fosse testimone di una simile tragedia.

«Kristell…» Pronunciò il suo nome con fare titubante, ma lei lo prevenne. Sembrava aver avuto la stessa intuizione, perché lo stava guardando con apprensione.

«Sarà successa la stessa cosa anche alle persone.»

Lui non trovò parole per rassicurala. Non ve ne potevano essere. Sospirò, quindi, fece un ultimo tentativo per dissuaderla a proseguire.

«Probabilmente è proprio così, Kristell e non deve essere un bello spettacolo per una ragazzina. Per questo motivo mi aspetterai qui mentre scenderò per accertarmene.»

«Oh, no, che non ti aspetterò! In fin dei conti non sei molto più grande di me!» gli rispose lei un po’ risentita e con uno scatto poderoso dei reni, balzò giù per la discesa. 

Lui faticò non poco a tenerle dietro e la raggiunse trafelato, rinunciando a rimproverarla. Ma dopo appena un centinaio di metri s’imbatterono nella scultura del cane pastore con un agnellino tenuto per la collottola, tra i denti. Quella scena li commosse, evidentemente il cane era tornato indietro, rispetto al resto del gregge, per recuperare l’agnellino e portarlo in salvo.

Erronn si accorse del velo di lacrime agli occhi di lei, e preso dal suo istinto protettivo, volle fare un ultimo tentativo per convincerla a desistere dal suo proposito:

«Kristell, ascoltami! Da ora in avanti di queste scene drammatiche, ne vedremo sempre più. Sei proprio sicura, di potercela fare?»

«Sono più forte di quanto tu non creda, Erronn!»

A quel punto il ragazzo scrollò le spalle, con aria rassegnata, quindi ripresero a scendere affiancati.

Ma quando s’imbatterono nei   primi fuggitivi, fu traumatico per entrambi. Trovarono   statue di ghiaccio di uomini e donne coi loro bambini stretti tra le braccia, o tenuti per mano.

Kristell ed Erronn si commossero davanti alle scene strazianti di persone che si erano attardate per aiutare i più anziani, o i malati. Ma la scena cristallizzata che più li toccò nel profondo, fu quella di una giovane donna con il busto e la braccia protese verso il suo piccolo appena nato e riverso sul ghiaccio a qualche decina di metri. Ai due giovani, parve quasi di sentire l’urlo disperato della mamma e il vagito di freddo del neonato. La piccola sagoma pareva solo un fagottino abbandonato sul ghiaccio.

Kristell si avvicinò e, facendo ben attenzione a non compiere movimenti bruschi, sollevò delicatamente il neonato e lo pose poi tra le braccia tese della madre.

Dopo aver compiuto il nobile gesto, la ragazzina alzò lo sguardo e incontrò gli occhi della donna all’interno dell’involucro glaciale.

Le parve quasi di vedere un luccichio, come un diamante splendente baluginare tra le ciglia e una parvenza di sorriso rasserenare quel volto. Kristell sussultò dalla sorpresa e, il ragazzo che non aveva mai smesso d’osservarla, le sussurrò:

«Non pensare a chissà quale prodigio. Quelle che vedi ai lati degli occhi sono lacrime cristallizzate, che questa donna ha versato prima di rimanere ibernata.»

Lei non rispose subito, troppo presa nell’osservare quel viso, pur nell’immobilità della morte, ancora così espressivo e infine esclamò seccata:

«Puoi dire quello che ti pare! A me piace pensare che ora siano felici insieme!»

«Andiamo Kristell!» l’esortò lui con un sospiro rassegnato.

In equilibrio sulla sua tavola, Erronn aveva ripreso velocità e lei lo seguiva senza mai perderlo di vista. Davanti a loro si erano profilate improvvise alcune piccole dune di ghiaccio, evidentemente provocate dallo spostamento della massa enorme del ghiacciaio.  Kristell vide che lui prendeva un poderoso slancio per acquisire la velocità necessaria e risalire le dune con la tavola.

A lei che era indietro, parve una manovra troppo spericolata e cercò di richiamarlo. Chissà perché iniziò ad avvertire uno strano presentimento che le procurò un profondo disagio.

All’improvviso si rese conto quanto il  pericolo fosse reale e che lui vi stava andando incontro.

«Erronn! No! Non farlo!» gridò talmente forte, che la valle le riportò l’eco della sua voce angosciata. Ma lui parve non udirla e proseguì nella sua folle corsa.

Kristell lo vide sparire al di là della duna. 


In preda all’inquietudine si gettò all’inseguimento, ma i pattini la costrinsero ad aggirare il piccolo colle e gli ostacoli che le si paravano davanti e quando arrivò al punto in cui l’aveva visto sparire, purtroppo del ragazzo non vi erano più tracce.

Ormai in preda all’angoscia, iniziò a urlare il suo nome con tutto il fiato che aveva in gola, ma le pareti della valle le rimandavano solo il suono accorato del suo richiamo.

continua...

                                        

                      

Racconto pubblicato sul sito Scrivere

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