Tuttavia,
dopo pochi istanti poteva ancora avvertirne il peso, ciò significava che la
ragazza era ancora assicurata alla cinghia.
“Che
diamine!” sospirò sollevato, “possiede davvero sette vite come i gatti!” Ma il
pericolo era ancora reale ed Erronn doveva sbrigarsi a issare la ragazzina.
La
manovra risultò ancora più ardua e faticosa di quanto avesse creduto. La sua
forza di volontà venne messa a dura prova a causa dei muscoli delle spalle e delle braccia che gli
dolevano e le mani che gli bruciavano. Lo
strofinio della corda aveva già procurato tagli profondi nei guanti e aveva
lacerato i palmi delle mani, tanto che le ferite iniziarono presto a sanguinare
ma, Erronn, era tanto preso dall’urgenza da non farci caso. Non poteva, e non
doveva assolutamente, lasciar cadere la ragazza.
Le
pareti dell’orrido si avvicinavano inesorabilmente e a lui rimaneva solo
pochissimo tempo, forse una manciata di secondi per strappare quella giovane
vita al crepaccio.
Nel
frattempo, anche Kristell si era accorta di ciò che stava avvenendo e,
nonostante il terrore, ci mise tutto il suo impegno per agevolare l’azione del
suo soccorritore.
Forse,
fu proprio la forza della disperazione che moltiplicò le loro forze infondendo
a entrambi l’energia necessaria.
Mentre
le due pareti di ghiaccio scricchiolando sinistramente si avvicinavano l’una
all’altra, Erronn riuscì a tirarla fuori, strappandola alla morte. Appena
fu alla sua portata afferrò la ragazza e lei si aggrappò alle sue spalle, come
un naufrago all’ancora di salvezza. Abbracciati, crollarono entrambi esausti
sul fondo ghiacciato mentre, le due pareti del baratro, con un sonoro boato
combaciarono alla perfezione.
Ci
vollero alcuni minuti, prima che i loro respiri si normalizzassero, così come i
battiti cardiaci. Solo allora Erronn, osservò la ragazzina minuta riversa
accanto a lui.
«È mancato veramente poco! Passata la paura?»
Un
pallido sorriso illuminò il bel viso congestionato dal gelo. Ma le labbra
illividite e prive di sensibilità tremarono in una smorfia. Era
palese che Kristell avesse subito un trauma psicologico e che fosse allo
stremo.
«Mi
dispiace, ma dobbiamo alzarci e allontanarci il più possibile da qui. È
necessario cercare un rifugio per la notte. Ce la fai a stare in piedi?» le domandò
porgendole le mani per aiutarla.
Lei
annuì a malincuore.
«Sì
che ce la fai! Sei bravissima! Ti ho vista scendere con i pattini a una
velocità impressionante. E che agilità nell’evitare gli ostacoli improvvisi!
Sai cosa ho pensato in quel momento? Che tu fossi nata con i pattini ai piedi!»
L’aveva
affermato con così tanta ammirazione che riuscì a strappare una risatina
spontanea alla ragazzina, ed Erronn ne fu ben felice constatando che aveva
ottime qualità di ripresa.
«Vieni,
andiamo! Non molto lontano da qui, vi sono delle grotte, un ottimo rifugio per
la notte.»
Kristell
esitò. Lasciò che il suo sguardo vagasse intorno e la desolazione che colse la
fece rabbrividire.
Erronn,
che la stava studiando, pensò che fosse naturale dopo tutto quello che aveva
passato.
«Non
devi più aver paura. Ora ci sono io con te e comunque credo che il grande
pericolo sia passato. Andrò avanti io e tu mi seguirai. La luna illumina la
strada e dovremmo riuscire a scorgere in tempo eventuali crepacci. Te la senti
di andare, piccola?»
«Sì,
sì, certo! Ma ti prego, non mi chiamare più piccola, perché non lo sono!»
Lui
nascose un sorriso:
«Va
bene! Scusami! Andiamo allora, ma stammi vicina!»
Il
ragazzo, scivolando con la tavola aprì la strada guidandola sicuro e deciso sul
manto ghiacciato. Ogni poco si girava per controllare che lei lo seguisse e,
ogni tanto, in modo sollecito, le domandava se stesse bene.
Dopo
una ventina di minuti, in una delle grotte, divampava un bel fuocherello
ristoratore. La legna utilizzata era stata accortamente accatastata per
situazioni di emergenza dai pastori o dai cacciatori che frequentavano quelle
zone.
I
due ragazzi, sfiniti, rivolsero un pensiero grato a quegli uomini previdenti,
prima di addormentarsi uno accanto all’altro, avvolti nella calda coperta che Erronn
portava sempre nello zaino.
La
notte trascorse tranquilla anche se lui s’avvide, nel dormiveglia, del
sonno agitato di lei e dei suoi incubi.
E
infine un’alba radiosa spazzò via l’oscurità dalla grotta.
Kristell
dormiva ancora profondamente, e il ragazzo non si mosse per non disturbarne il sonno,
tuttavia lei dové avvertire il suo sguardo, perché spalancò i suoi occhi
incredibilmente azzurri e lo fissò.
Quegli
occhi esprimevano innocenza e franchezza, virtù tipiche per una giovane della
sua età.” È ancora una ragazzina ed è già sola al mondo.” pensò lui,
avvolgendola in un’occhiata protettiva.
«Ben
svegliata, Kristell! Ti sei riposata abbastanza?» le domandò con un sorriso.
Ma il ricordo di quanto avvenuto il giorno precedente, l’aggredì in modo tale, che il viso di lei si sbiancò.
Erronn
tentò di rassicurarla e nello stesso tempo le porse una tavoletta di cioccolato
che estrasse dal suo prezioso zaino: «Non hai più nulla da temere.»
Lei
accettò con un sorriso di gratitudine.
«Che
ne diresti di parlarmi un po’ di te?»
Kristell
esitò a rispondere, indecisa se fidarsi o starsene sulle sue senza dare ulteriore
confidenza. Poi il ricordo di lui che si prodigava con tutte le sue forze per
salvarla, le tornò alla mente. Ancora una volta, un brivido di orrore la
percorse, ma poi si commosse nel vedere le mani del ragazzo avvolte nelle
bende.
«Ti
sei ferito a causa mia!» esclamò, ricacciando indietro le lacrime.
Erronn
minimizzò con un’alzata di spalle: «Non è niente! Dai raccontami di te!»
Kristell
ammirò il coraggio e la modestia dimostrata dal nuovo amico e con un sospiro si
apprestò a metterlo al corrente di quello che le aveva raccontato la donna che
l’aveva cresciuta.
«Guarda
questi gioielli!» gli disse porgendogli l’anello e la spilla.
Lui
li rigirò delicatamente nelle mani, quindi la sua attenzione fu attratta dalla
pietra dell’anello.
«È
bellissima! Ma dentro mi pare vi sia inciso qualcosa!» esclamò, mettendo la
pietra in controluce per poterla osservare al suo interno.
«Ehi!
Questo è l’emblema del Principato! Si intravede benissimo il sole raggiante che
sorge al di là della montagna. Questa immagine è raffigurata su ogni stendardo
del feudo. Dove l’hai preso, Kristell?»
«I
gioielli e i pattini, mi sono stati lasciati da mia madre, la principessa
Alesyn.»
«La
principessa Alesyn? Ma è morta una dozzina di anni fa e con lei tutta la
famiglia reale. I principi reggenti avevano solo una bambina, ma è morta anche
lei nel terribile incendio scoppiato al castello.»
«No!
Questo è quanto hanno raccontato gli usurpatori per mettere le cose a tacere, ma
io mi salvai. Mia madre poco prima di morire, mi affidò alle cure della
fidatissima cameriera e dopo averle consegnati questi, le fece promettere che
mi avrebbe portato al sicuro e che si sarebbe presa cura di me. Poi le indicò
un passaggio segreto e attraverso quello mi portò in salvo.»
«Sembra
la trama di una bellissima fiaba.» esclamò lui tra il serio e il faceto.
«Non
scherzare su queste cose, ti prego! Sono morte tante persone perché io mi
potessi salvare!»
«Beh,
a momenti, muoio anche io!» rispose Erronn, grattandosi in modo buffo la testa
e, nel contempo, ammiccandole.
Kristell
non poté fare a meno di sorridergli e mentre rimetteva l’anello al dito gli
disse:
«Vorrei
tornare indietro per assicurarmi che non ci siano sopravvissuti o feriti che
abbiano bisogno di aiuto.»
«Dubito
che ve ne siano. Il ghiacciaio è collassato sulla collina e, nel raggio di
alcuni chilometri ha inglobato nel suo interno tutto ciò che incontrava.»
«Ciò
nonostante, io devo andare! La principessa Alesyn ha svelato in punto di morte
che solo grazie al mio ritorno il feudo riprenderà a vivere.»
Erronn
ebbe un moto d’ammirazione nei confronti di quella ragazzina. Nonostante la
giovane età aveva già un carattere ben definito, sapeva quel che voleva e
combatteva per portare avanti le sue convinzioni. La trovava caparbia e
nello stesso tempo coraggiosa. Si sforzò di reprimere l’istinto di
abbracciarla, eppure, avvertì anche il dovere di metterla in guardia contro le
illusioni.
«Credi
davvero sia possibile che questo principato torni a vivere? Guardati intorno,
Kristell. Non ci possono essere superstiti in questa immane catastrofe.»
«È
stato profetizzato, perché scritto nelle stelle, molti anni prima che io
nascessi. Sono l’unica sopravvissuta della mia progenie a vicissitudini che
hanno del soprannaturale. Dovrà pur esserci un motivo valido per tutto questo.»
rispose lei con enfasi.
Il
ragazzo, sebbene poco convinto, tentò di assecondarla:
«Va
bene, Kristell. Non sei riuscita a convincermi, ma ti accompagnerò. Sono certo
che questa sia una follia, ma spero che non la si debba pagare cara.»
«Grazie!»
riuscì a dire lei con un sorriso.
«Andiamo
prima che io cambi idea!»
Erronn
si preparò alla discesa, mentre lei indossava i suoi pattini.
«Vado
avanti io, tu seguimi. E ricorda di non perdere mai di vista la mia tavola.
Intesi?»
«Sì,
certo!»
«Andiamo
dunque! E che la luce della nostra buona stella, ci segua sempre e ci
protegga!»
Il
ragazzo fece scivolare la tavola sul ghiaccio lentamente, assicurandosi che gli
scarponi chiodati facessero una presa perfetta sul legno, quindi iniziò a
fluire verso la vicina collina.
Alle
sue spalle, sentiva appena il fruscio rassicurante dei pattini della ragazza.
Quando
arrivarono alle pendici del colle attese che lei lo raggiungesse, quindi,
liberandosi della tavola, disse:
«Ora
ci attende una bella scarpinata ma, quando saremo in cima, la discesa verso il
ghiacciaio sarà al contrario abbastanza dolce. Ti raccomando, stammi sempre
vicina, qualsiasi cosa accada.»
Risalirono
la china accaldati e col respiro affannoso, ma nonostante la fatica, si
fermarono solo il tempo necessario a riprendere fiato. Non si scambiarono che
pochissime parole e quando ripresero la discesa per i viottoli ghiacciati, lui
la precedette come sempre.
E
fu durante la discesa che incontrarono le prime sculture di ghiaccio.
Si
trattava degli alberi situati nei punti più alti della collina, il ghiacciaio
li aveva raggiunti e li aveva imprigionati dentro una morsa che pareva di
cristallo.
I
due ragazzi si fermarono stupiti e ammirati a osservare le gigantesche
sculture, vere opere d’arte, se non fosse stato per la tragicità dell’evento
che l’aveva provocato.
Pareva
che gli alberi indossassero una guaina trasparente e lucentissima e dai rami
pendevano stalattiti di ghiaccio che li adornavano.
Quel
tragico spettacolo divenne presto un’abitudine, poiché da lì in avanti, di
quelle visioni erano disseminati i dintorni.
Ma
fu quando iniziarono a vedere i primi animali imprigionati nella loro corazza
di cristallo, che Erronn iniziò a preoccuparsi.
Tra
i prati ghiacciati aveva intravisto qualche piccolo animale selvatico,
paralizzato nell’atto della fuga. Quando
poi incontrarono tutto ciò che rimaneva di un numeroso gregge, i due giovani
sostarono allibiti.
«Com’è
possibile un fenomeno del genere?»
«Non
ti so dire, Kristell! Io non credo al soprannaturale, eppure, sembra proprio
che siano rimasti vittima di un incantesimo.»
I
due si avvicinarono per osservare meglio.
Così
come agli alberi, anche sulle pecore il ghiacciaio aveva operato la
trasformazione e, inglobando le povere bestie nella sua morsa, le aveva rese
pari a tante statue di ghiaccio. Sotto la spessa corazza trasparente, si
distingueva molto chiaramente, il corpo dell’animale.
«Probabilmente
ne troveremo delle altre, Kristell!» Il tono rifletteva il cupo stato d’animo
del ragazzo. Quel fenomeno terrificante doveva per forza di cose aver coinvolto
anche tutti gli esseri umani che erano transitati nei dintorni. Erronn voleva
impedire che la ragazza fosse testimone di una simile tragedia.
«Kristell…»
Pronunciò il suo nome con fare titubante, ma lei lo prevenne. Sembrava aver
avuto la stessa intuizione, perché lo stava guardando con apprensione.
«Sarà
successa la stessa cosa anche alle persone.»
Lui
non trovò parole per rassicurala. Non ve ne potevano essere. Sospirò, quindi,
fece un ultimo tentativo per dissuaderla a proseguire.
«Probabilmente
è proprio così, Kristell e non deve essere un bello spettacolo per una
ragazzina. Per questo motivo mi aspetterai qui mentre scenderò per
accertarmene.»
«Oh,
no, che non ti aspetterò! In fin dei conti non sei molto più grande di me!» gli
rispose lei un po’ risentita e con uno scatto poderoso dei reni, balzò giù
per la discesa.
Lui
faticò non poco a tenerle dietro e la raggiunse trafelato, rinunciando a
rimproverarla. Ma dopo appena un centinaio di metri s’imbatterono nella
scultura del cane pastore con un agnellino tenuto per la collottola, tra i
denti. Quella scena li commosse, evidentemente il cane era tornato indietro,
rispetto al resto del gregge, per recuperare l’agnellino e portarlo in salvo.
Erronn
si accorse del velo di lacrime agli occhi di lei, e preso dal suo istinto
protettivo, volle fare un ultimo tentativo per convincerla a desistere dal suo
proposito:
«Kristell,
ascoltami! Da ora in avanti di queste scene drammatiche, ne vedremo sempre più.
Sei proprio sicura, di potercela fare?»
«Sono
più forte di quanto tu non creda, Erronn!»
A
quel punto il ragazzo scrollò le spalle, con aria rassegnata, quindi ripresero
a scendere affiancati.
Ma quando s’imbatterono nei primi fuggitivi, fu traumatico per entrambi. Trovarono statue di ghiaccio di uomini e donne coi loro bambini stretti tra le braccia, o tenuti per mano.
Kristell
ed Erronn si commossero davanti alle scene strazianti di persone che si erano
attardate per aiutare i più anziani, o i malati. Ma la scena cristallizzata che
più li toccò nel profondo, fu quella di una giovane donna con il busto e la
braccia protese verso il suo piccolo appena nato e riverso sul ghiaccio a
qualche decina di metri. Ai due giovani, parve quasi di sentire l’urlo
disperato della mamma e il vagito di freddo del neonato. La piccola sagoma
pareva solo un fagottino abbandonato sul ghiaccio.
Kristell
si avvicinò e, facendo ben attenzione a non compiere movimenti bruschi, sollevò
delicatamente il neonato e lo pose poi tra le braccia tese della madre.
Dopo
aver compiuto il nobile gesto, la ragazzina alzò lo sguardo e incontrò gli
occhi della donna all’interno dell’involucro glaciale.
Le
parve quasi di vedere un luccichio, come un diamante splendente baluginare tra
le ciglia e una parvenza di sorriso rasserenare quel volto. Kristell sussultò
dalla sorpresa e, il ragazzo che non aveva mai smesso d’osservarla, le
sussurrò:
«Non
pensare a chissà quale prodigio. Quelle che vedi ai lati degli occhi sono
lacrime cristallizzate, che questa donna ha versato prima di rimanere
ibernata.»
Lei
non rispose subito, troppo presa nell’osservare quel viso, pur nell’immobilità
della morte, ancora così espressivo e infine esclamò seccata:
«Puoi
dire quello che ti pare! A me piace pensare che ora siano felici insieme!»
«Andiamo
Kristell!» l’esortò lui con un sospiro rassegnato.
In
equilibrio sulla sua tavola, Erronn aveva ripreso velocità e lei lo seguiva
senza mai perderlo di vista. Davanti a loro si erano profilate improvvise
alcune piccole dune di ghiaccio, evidentemente provocate dallo spostamento
della massa enorme del ghiacciaio. Kristell vide che lui prendeva un
poderoso slancio per acquisire la velocità necessaria e risalire le dune con la
tavola.
A
lei che era indietro, parve una manovra troppo spericolata e cercò di
richiamarlo. Chissà perché iniziò ad avvertire uno strano presentimento che le
procurò un profondo disagio.
All’improvviso
si rese conto quanto il pericolo fosse
reale e che lui vi stava andando incontro.
«Erronn!
No! Non farlo!» gridò talmente forte, che la valle le riportò l’eco della sua
voce angosciata. Ma lui parve non udirla e proseguì nella sua folle corsa.
Kristell
lo vide sparire al di là della duna.
In
preda all’inquietudine si gettò all’inseguimento, ma i pattini la costrinsero
ad aggirare il piccolo colle e gli ostacoli che le si paravano davanti e quando
arrivò al punto in cui l’aveva visto sparire, purtroppo del ragazzo non vi
erano più tracce.
Ormai
in preda all’angoscia, iniziò a urlare il suo nome con tutto il fiato che aveva
in gola, ma le pareti della valle le rimandavano solo il suono accorato del suo
richiamo.
continua...
Racconto pubblicato sul sito Scrivere
immagini Pinterest
Sempre meglio! Complimenti!!!
RispondiEliminaI ghiacciai hanno sempre il loro fascino per storie di questo genere :)
RispondiEliminaCuanta belleza en tus letras
RispondiEliminami linda Vivi.
Besitos dulces
Siby
Lindo relato. te mando un beso
RispondiEliminaBellissimo leggerti....
RispondiEliminaMind blowing blog
RispondiEliminaTroppo bello questo racconto. Ti abbraccio
RispondiEliminaSempre meglio! Complimenti
RispondiElimina