Tanto tanto tempo fa, una giovane e bella
fanciulla, dagli splendidi occhi azzurri e dai bei modi garbati, viveva insieme ai genitori in un
piccolo villaggio situato sulle coste della Bretagna.
Il suo nome era Arnaude.
Accadde che in un terrificante notte
tempestosa una nave, che si trovava al largo e in grande difficoltà, cercando di mettersi al riparo
dal mare in burrasca, finì per incagliarsi sugli scogli che emergevano lungo la
costa frastagliata e proprio nel punto prospiciente la dimora della protagonista di questa antica leggenda.
Combattendo strenuamente con i marosi, i marinai riuscirono a raggiungere a nuoto la riva e, alla fine, l'intero equipaggio dello sfortunato veliero si salvò.
Gli abitanti del villaggio che assistettero al naufragio, all'inizio guardarono con sospetto quegli stranieri, di cui non capivano nemmeno la lingua.
Bastarono però i modi garbati e le palesi rassicurazioni del loro comandante, che dichiarò di essere il sultano di Atlantide, a tranquillizzare quella gente semplice e a convincerli a offrire a tutto l'equipaggio la loro ospitalità.
Il giorno dopo, la notizia dell’arrivo degli
stranieri attirò l'attenzione di tutti gli abitanti, alcuni dei quali si resero
disponibili e offrirono al sovrano la manodopera e il supporto necessari per riparare i
danni riportati dalla nave, ancora incagliata saldamente alla scogliera.
Occorse un'intera giornata e gli sforzi congiunti di una trentina di persone ma, alla fine, il maestoso vascello venne liberato dalla morsa delle rocce appuntite e trascinato a riva, cosicché l'indomani poterono iniziare i lavori di restauro.
La giovane Arnaude contribuì offrendo ai
lavoratori ristoro con il latte, il miele e la frutta, che lei stessa si premurava di raccogliere dagli
alberi.
In quei giorni, la sua dolcezza e le sue attenzioni,
insieme alla limpidezza dei suoi occhi turchesi, finirono per conquistare il sultano,
tanto che i due iniziarono a passare molto del loro tempo libero insieme.
Arnaude guidò lo straniero alla scoperta dei luoghi
più suggestivi della sua terra. Entrambi impararono presto i rispettivi idiomi e lei poté narrargli le leggende tramandate dagli
antenati e a insegnarli i richiami e i versi della fauna locale.
Il sultano si innamorò perdutamente della giovane e dopo pochi giorni la chiese in sposa.
Il loro matrimonio venne celebrato nella radura
dei dolmen, tipico luogo di culto bretone realizzato con megaliti colossali di pietra e venne benedetto da un anziano druido. I festeggiamenti con danze e
banchetti vari durarono per ben sette giorni, ma la felicità dei due novelli
sposi venne funestata dalla profezia di un mago, il quale lesse nelle stelle un
nefasto presagio.
Ma i due erano in luna di miele e, troppo presi
dal loro amore, dimenticarono presto la predizione e, non appena la nave fu in
grado di riprendere il largo, partirono per Atlantide.
I venti favorevoli sospinsero la nave verso nuovi orizzonti e benché il viaggio fosse lungo, i due sposi lo vissero come una felice crociera e un giorno, Arnaude, salita sul pennone più alto con il suo innamorato, vide apparire la costa della sua nuova patria.
Mentre il veliero si avvicinava, la giovane sposa rimase affascinata dal candore abbagliante della città, che risaltava nel turchese del mare e l'emozione la travolse.
Arnaude si strinse al suo amore quindi, il suo sguardo colse, proprio sul colle più alto, la residenza reale.
L'arrivo dei giovani sposi avvenne tra due ali di folla accorsa ad acclamarli e a rendere omaggio alla nuova coppia reale.
Una nuova vita iniziò per Arnaude, che visse quel periodo come fosse una favola, ignara che una malefica nube oscura si stava addensando sulla sua bella storia d'amore.
La leggenda narra che in una notte serena e durante una romantica passeggiata in riva al mare, una voce minacciosa irruppe sul
loro incanto ricordando al sultano di aver violato la legge locale, che gli imponeva
di prendere in sposa una dea di Atlantide. La voce tonante lo avvertì che, avendo contravvenuto all'obbligo, si era reso colpevole di aver suscitato l'ira degli dei e per questo, scatenato contro
l'intera popolazione di Atlantide, la divina maledizione.
Inutilmente il sovrano invocò il perdono e la misericordia per la sua sposa e per la sua gente, gli dei non si impietosirono e sotto lo sguardo terrorizzato di Arnaude, la terra iniziò a tremare e a sussultare in modo violento. Poi si spaccò e si aprirono profonde voragini, che tutto e tutti inghiottirono e in pochi minuti la catastrofe si compì.
Atlantide scomparve in una bolgia di flutti e terrificanti marosi e venne trascinata per sempre negli abissi marini. La leggenda narra che tutti i suoi abitanti vennero trasformati in conchiglie.
Arnaude non dimenticò mai la sua storia
d'amore con l'esotico principe e il suo tragico epilogo, anzi, ne scrisse la storia e
disegnò una cartina custodendo il tutto in uno scrigno.
Si narra che ogni settantacinque anni il misterioso continente
riemerga dagli abissi e rimanga visibile per una notte intera.
Ricerca effettuata sul web
immagini Phoneky
Una storia d'amore con un triste epilogo, dovuto a una disobbedienza che gli dei non hanno perdonato.
RispondiEliminaBella leggenda, che ho molto apprezzato nella sua lettura.
Un abbraccio, cara Vivì
Breve e suggestiva questa leggenda che scorre come una favola nella mente del lettore. Piaciutissima e ben raffigurata e scandita dalle immagini appropriate. Ciao Vì e alla prossima.
RispondiEliminaStregata da questa leggenda!Sin da bambina adoravo il"mito"di Atlantide.Oggi,grazie alla tua bellissima ricerca,mi sono ritrovata ,immersa,nelle acque della mia infanzia.Ciao,Vivì.Lu.
RispondiEliminaMi è piaciuta molto questa leggenda!
RispondiEliminaCiao Vivi, come sai amo le leggende, questa Breton è bellissima e romantica ma io cerco sempre il lieto fine, almeno nella fantasia.
RispondiEliminaUn abbraccio fulvio
Bellissima e suggestiva favola anche se con un epilogo triste.
RispondiEliminaHo letto con piacere il tuo racconto anche se pure io, come Fulvio) amo il lieto fine.
Tu sei bravissima nel trasportare noi lettori nel regno della fantsia.
Che bello questo post Vivì. In treno verso Roma, leggerò con piacere queste tue leggende, storie, fiabe....Un abbraccio Susanna
RispondiEliminaSembra proprio una favola. Peccato per il tragico finale. Complimenti.
RispondiEliminaCiao Vivì, una leggenda appassionante con un triste finale.
RispondiEliminaCome sappiamo l'ira degli dei era implacabile.
Un saluto caro
Rachele
Accetto la leggenda, sebbene ben so che le ragioni della sparizione di Atlante fu ben differente.Ok un abbraccio Viet.
RispondiElimina