Le
arpie, creature mostruose denominate anche “le rapitrici”, sono esseri mitologici con
il viso di donna e il corpo di avvoltoio. Un'antica leggenda ricondurrebbe le loro origini al formarsi delle tempeste.
Omero stesso le paragonava ai
venti più impetuosi e travolgenti e, difatti, alcune tra le più famose portavano
nomi significativi: Aello, che significa urlo e anche burrasca; Celeno che vuol
dire “oscuro” come il cielo nel bel mezzo di un temporale; Ocipete e Podarge, le
due arpie più veloci che, pare, si involassero nel vento.
Dall’unione di Podarge con Zephiro,
nacquero Ballo e Xanto, i due divini cavalli di Achille, la cui velocità era
paragonabile al soffio del vento.
Harpia significa ladre, rapitrici.
Difatti queste creature venivano considerate responsabili della sparizione degli
oggetti che non venivano mai più ritrovati, ma erano anche accusate di essere rapitrici
di vita, una lugubre nomea che le portò a essere raffigurate sulle lastre tombali, con
gli artigli protesi a ghermire le anime innocenti dei bambini.
Nel libro delle “Argonautiche”
di Apollonio Rodio, le Arpie, per ordine della divina Era, perseguitarono, per un po' di tempo, il re
dei Traci, indovino e cieco Fineo. Quella leggenda narra che il sovrano venne
condannato dalla dea per aver tradito e svelato i progetti divini. Era si
vendicò inviandogli le Arpie durante un sontuoso banchetto, a cui partecipavano
ospiti di rango. Le mostruose creature alate rubarono tutte
le pietanze presenti sulla tavola imbandita e insozzarono con i loro escrementi
le stoviglie.
Le ladre vennero inseguite fino alle isole Strofadi, ma le loro vite vennero risparmiate quando, raggiunte e sopraffatte, invocarono la clemenza ai loro aguzzini e promisero che non avrebbero più importunato il sovrano.
Anche Ludovico Ariosto, nel suo Orlando Furioso, cita questo mito sulle Arpie e sul re dei Traci, mentre Dante Alighieri gli dedica il canto XIII dell'inferno:
Quivi le
brutte arpie lor nidi fanno,
che
cacciar dalle Strofadi troiani
con
triste annuncio di futuro danno.
Ali hanno
late e colli e visi umani,
piè con
artigli e pennuto il gran ventre,
fanno
lamenti in su li alberi strani.
Ciao Vì. Interessante. Non conoscevo affatto la leggenda delle arpie e mi è piaciuto molto lo svolgimento che ne hai fatto. Una descrizione molto affascinante e suggestiva. Sembra proprio di vederle queste creature e le immagini poi sono molto inerenti. Grazie per questo tuo post, interessantissimo.
RispondiEliminaLe donne uccello...un post molto interessante. Molto belle anche le immagini!
RispondiEliminaOh mio Dio!! e una storia davvero terrificante. Sono predoni spietati e molto malvagi. Sono cosi distruttivi che anche i goblin piu dispettosi della foresta li temono. Sono lo stesso demone, qui nella mio bosco incantata li abbiamo bloccati con l'edera velenosa, se vogliono passare, saranno intrappolati.
RispondiEliminaGrazie per aver condiviso tesoro, davvero non conoscevo questa leggenda!
Buona settimana!
💜💜💜
Queste leggende sui mostri mitologici mi intrigano molto e tu lo sai descrivere e narrare in modo molto scorrevole. Grazie per queste perle fantastiche. Ciao.
RispondiEliminaOrrende queste mitiche Arpie.Sicuramente partorite dalla fantasia di un uomo che odiava le donne.Bellissimi i versi di Dante.Suggestivo e interessante il tuo lavoro.Ciao Lu.
RispondiEliminaUna leggenda suggestiva su mostri uccello con sembianze di donna, molto apprezzata
RispondiEliminaBuongiorno carissima Vivì,silvia