Prigioniera
Inutilmente
Gylldor impiegò tutte le sue energie in difesa della silfide. I due giganti
erano troppo forti perché l’unicorno, dal fisico ancora debilitato, potesse
sperare di prevalere. Eppure, nonostante quella residua debolezza, Taresh
dovette faticare non poco per raggiungere il corpo riverso della creatura
silvestre.
«Lo
sapevo, era un po’ che ti percepivo nell’aria. Avvertivo un singolare alone di
magia intorno all’unicorno, subodoravo la tua presenza. Ma non potevo sperare
di catturare una preda così interessante.»
Taresh
prese tra le dita una ciocca serica dei lunghi capelli di Chrisell e si mise ad
annusarla con aria deliziata: «Una creatura così rara, così diafana e delicata.
Immagino la felicità del mio sovrano quando ti vedrà!»
«Non
toccarla!» urlò Gylldor strattonando le corde che lo tenevano di nuovo
impastoiato e rischiando di cadere «Non sei degno nemmeno di sfiorarla!»
«Oh, non
temere! Non le farò del male. Comunque, hai ragione. Una silfide non è affatto
una creatura adatta a un gigante come me, ma il Signore del male troverà sicuramente
un ruolo che le si confaccia. In quanto a te» terminò con aria bellicosa e
sollevando senza il minimo sforzo il corpo minuto tra le sue braccia «ti
consiglio di startene buono se non vuoi che finisca male. E non sperare
nell’aiuto del tuo amico, d'ora in poi sarai guardato a vista!»
«Norok» ordinò infine «Sei responsabile di questo unicorno. Tieni il tuo sguardo ottuso puntato su di lui e non abbandonarlo mai, qualsiasi cosa succeda!» terminò, volgendo le spalle e portando via la silfide ancora svenuta.
Chrisell
riprese i sensi, attanagliata da un senso di nausea e di disagio infinito.
Tutto si muoveva e dondolava intorno a lei, e la prima cosa che distinse furono
gli occhi fosforescenti delle arpie fissi sulla sua figura. “Dove sono?” si
domandò per un attimo, ancora intontita. “Sono prigioniera!” constatò
amaramente tendendo le braccia alle sbarre che la circondavano per aiutarsi a
sollevarsi. Ma la manovra non le riuscì,
un po’ perché l’altezza della gabbia in cui era stata rinchiusa non le
permetteva di stare ritta, ma soprattutto perché le sue mani non solo erano
state fasciate in bende molto spesse, ma erano anche legate in un modo tale che
non riusciva ad avvicinarle. Chiunque fosse il suo aguzzino si era dimostrato
previdente, impedendole di poter usare la sua magia, che si attivava solo
grazie ai gesti arcani che solo lei era in grado di fare.
Chrisell
sospirò, e considerato che il pavimento era piuttosto instabile, perché la
gabbia era sospesa nel vuoto e dondolava, si accosciò di nuovo in un angolino e
lì rimase, con le braccia appese come in croce.
Avrebbe
pianto. Era nei guai e non vedeva via d’uscita. Scrutò intorno a sé e si
accorse di trovarsi in un vasto ambiente. Dalla posizione in cui si trovava
riusciva a distinguere le colonne marmoree e le volte a ogiva che adornavano il
soffitto, mentre del pavimento coglieva soltanto qualche bagliore emanato dal
suo essere tirato a lucido. Però
riusciva a distinguere molto bene il brusio emanato dalla gente che affollava
la sala. “Per tutte le stelle! Sono nella sala del trono! Dunque, prigioniera
di Malefico!” realizzò intimorita. La fama truculenta di quell’ambiente aveva
superato i confini del regno ed era giunta fino agli abitanti del bosco.
«Chi sei,
mia candida colombella?» Chrisell si volse al suono della voce profonda che la
stava apostrofando con tono mellifluo.
«Da dove
vieni, fanciulla? No! Non me lo dire! Scommetti che indovino?»
Chrisell
si ritrovò a specchiarsi negli occhi di ossidiana del sovrano del male e
rabbrividì, suo malgrado.
«Sei una
creatura silvestre e arrivi dal regno limitrofo, di cui non ho ancora avuto il
tempo di occuparmi e che è dominato dalla Dama del bosco. Bene! Bene! Il nostro
primo incontro è stato breve ma intenso, e riconosco che tra me e lei ci sono
state delle piccole incomprensioni.» Il pensiero del Signore del male tornò
allo scontro avvenuto tempo addietro, quando lui stesso tentò di conquistare il
regno silvestre e gli venne impedito dai poteri magici e dall’energia arcana della
dama.
Il re sorrise
ammirato al ricordo di lei. In quella occasione era rimasto impressionato dalla
sua bellezza e dal suo carisma. Quella volta Malefico aveva subito una bruciante
sconfitta e si era dovuto ritirare, tuttavia non aveva mai rinunciato a
conquistare sia il cuore della dama che le terre che lei dominava.
“Un
giorno sarai mia!” le aveva promesso in un dialogo silenzioso.
“Piuttosto,
morta!” aveva risposto lei.
Malefico
tornò al presente: «Ho sempre sperato di poter rivedere la tua signora, e ora,
per merito tuo, forse questo mi sarà possibile.»
«Quelle
terre ti sono state interdette!» si lasciò sfuggire incautamente la silfide «La
mia signora ti ha sempre impedito di mettervi piede!»
I
cortigiani rumoreggiarono aspettando la reazione del sovrano. Malefico scese
dal trono con calma ostentata e le si avvicinò. Chrisell si morse la
lingua. Dall’espressione gelida del re
intuì di avere osato troppo e di essere stata troppo avventata. Poi, quando lui
le fu vicino, rimase impressionata dall’altezza e dalla sua prestanza e, in
confronto, non poté che sentirsi un fuscello.
Lui
allungò un dito attraverso le sbarre e tentò di sfiorare la pelle della
prigioniera. Ma Chrisell si ritrasse per quanto le fu possibile, e il sovrano
sorrise in modo paterno.
«Sei
piccola e tenera, oltre che coraggiosa. Proprio un bocconcino prelibato per le
mie amiche con le ali.» Il suo tono era volutamente suadente, ma lo sguardo si
posò in modo significativo sulle arpie rinchiuse a poca distanza.
Quasi
avessero inteso le parole, gli arcani rapaci emisero i loro versi sgradevoli,
lanciando occhiate bramose sulla prigioniera. Il cuore di Chrisell prese a
battere all’impazzata.
Il re,
seppure continuasse a sorriderle nel suo modo subdolo, le aveva appena
prospettato una morte orribile.
«Ma tu
sei fortunata, colombella! Quest’oggi mi sento particolarmente magnanimo e ti
perdono la tua impudenza» affermò, riuscendo a sfiorarle con un artiglio la
pelle serica di un braccio e procurandole così la pelle d’oca.
«Sarà
forse perché la tua essenza delicata m’ispira tanta tenerezza. Per questo voglio offrirti un’ottima
opportunità che, se sarai furba, prenderai al volo, piccola cara.»
Il re fece una pausa, pur continuando a
squadrare la prigioniera.
«Ho
sempre sognato di avere accanto una consorte dal carattere forte e deciso come
quello della tua signora. La Dama del bosco è una donna incantevole e possiede
dei poteri magici che, sommati a quelli miei, ci renderebbero padroni del
mondo. E non parlo solo della dimensione arcana nella quale viviamo, ma
addirittura potremmo pensare di conquistare quella terrena. Mia cara fanciulla»
sospirò in modo plateale «non trovi sia un progetto straordinario?» concluse,
ritornando sul trono.
«In poche
parole, se mi aiuterai avrai salva la vita e potrai continuare a servire la tua
signora; in caso contrario, sai la fine che ti aspetta. Pensaci, fanciulla!» le
suggerì, quindi si dileguò in un gran rotear di mantello.
Chrisell
rimase come di sasso. Quel demonio le chiedeva di ingannare la persona che
considerava maestra di vita e modello esemplare. Non una semplice regina a cui
dovere ubbidienza, ma piuttosto una dea. E ora, per aver salva la vita, lei era
costretta a deludere e a tradire la fiducia del suo idolo. La silfide sentì le
lacrime pungerle gli occhi e strinse le palpebre per trattenere un pianto a
dirotto.
Le arpie avvertirono la sua disperazione e sghignazzarono, immaginandone forse l’imminente, atroce fine.
Il
fuggitivo
Da quanto
tempo stava correndo? Mark non avrebbe
saputo rispondere. Forse solo pochi minuti, o forse erano ore che cercava di
sfuggire alla cattura.
Appena
messo piede fuori dalle stalle si era accorto di decine di occhi malevoli che
seguivano ogni sua mossa, e allora si era dato a una fuga ancor più
precipitosa. Alle sue spalle, una decina d’inseguitori, per fortuna senza
cavalcature, altrimenti la sua corsa disperata sarebbe durata una manciata di
secondi appena. Con il cuore che batteva all’impazzata, Mark si buttò tra i
campi coltivati di erbe e cereali.
A volte
le coltivazioni erano talmente alte da riuscire a nasconderlo alla vista, a
volte gli toccava piegarsi in due per riuscire a rendersi invisibile.
Ben
presto la fatica e l’affanno divennero insostenibili. Avvertiva di essere ormai
a corto di ossigeno e di energie, e per questo occorreva che trovasse
urgentemente un nascondiglio. Per sua fortuna, il folto del bosco non era poi
così lontano, e cercò di incoraggiarsi da solo: “Forza! Fallo per te e per i
tuoi amici. Fallo per Chrisell, che di certo sarà stata scoperta e
imprigionata. Sei la loro sola, unica speranza di salvezza. Corri ragazzo, corri!” si disse attingendo
alle ultime stille di energia, e poi, all’improvviso, si trovò immerso nella
boscaglia.
Alle sue
spalle scese un gelido silenzio, e Mark si volse per accertarsi del motivo.
Perché a
un tratto gli sgherri avevano rinunciato a seguirlo? Cosa si celava di così
terrificante in quel bosco da indurre quelle creature maligne a lasciarlo
andare?
Mark
ignorava il fatto di essere ormai entrato nel regno della Dama Silvestre. Terre
considerate aliene e ostili dai miliziani di Malefico, che solo per questa
ragione si erano bloccati al limitare della radura.
Il
ragazzo rallentò la sua corsa e cercò di riprendere fiato avanzando con passo
più prudente. Quel bosco, quegli alberi apparivano strani, e l’aria stessa che
si respirava sembrava rarefatta. Una lieve nebbiolina avvolgeva i dintorni,
mentre un silenzio alquanto anomalo aleggiava tra i rami. Nessun cinguettio,
nessun fruscio. Dov'erano finiti gli uccellini e ogni altro abitante
silvestre? Persino la vegetazione
sembrava immobile, in sospeso, come in attesa di qualche evento improvviso, e
il cuore di Mark riprese a battere come impazzito.
La forte
emozione gli serrò la gola. Da chi o da cosa avrebbe dovuto difendersi da lì a
poco? Si mosse ancor più circospetto mentre le brume venivano spazzate via da
una folata improvvisa.
Mark si
bloccò all’apparire di una figura evanescente che prendeva consistenza in modo
graduale. Il sudore che impregnava la tunica che indossava si fece gelido e si
appiccicò in modo fastidioso sulla pelle della schiena.
«Non
temere! Qui sei al sicuro» gli suggerì una voce celestiale.
«Chi
sei?» balbettò il giovane arretrando d’istinto.
«Sono la
signora di queste terre. Mi puoi chiamare fata Silvestre, se vuoi» gli rispose
lei.
«La Dama
del bosco!» l’esclamazione di sollievo fu quasi un grido, e la dama sorrise,
mentre intorno il bosco riprendeva vitalità.
Mark
guardò con ammirazione quella splendida figura femminile avvolta in una veste
ampia, lunga sino ai piedi nudi, impalpabile.
In quel momento una lieve brezza smuoveva il tessuto intorno alla
silhouette longilinea della creatura, così come smuoveva i serici capelli,
inanellati in riccioli di un colore dorato.
La dama
era bellissima. Di una bellezza diversa rispetto a quella delicata e
fanciullesca di Chrisell, più adulta ma altrettanto affascinante. E poi aveva
una voce dolcissima, dal tono suadente.
«Chrisell
mi ha parlato di te. Mia signora, sono felice di averti incontrata.»
L’entusiasmo di Mark per quell’incontro si smorzò subito in una profonda
preoccupazione, «Devi aiutarmi! Malefico ha imprigionato Chrisell.»
«Lo so!
Quella benedetta fanciulla si è dimostrata molto imprudente ed è riuscita a
mettersi nei guai. Avrei dovuto non affidarle un compito così complicato»
concluse amaramente.
Il volto
di Mark si fece rosso mentre avanzò di qualche passo con impeto: «Non è stata
colpa sua! Ti posso assicurare che Chrisell ha messo tutto il suo impegno nel
cercare di proteggerci e di aiutarci. Ma qualcosa è andato storto. La sua
essenza magica ha attirato l’attenzione di quelle creature maligne, siamo stati
scoperti proprio mentre stavamo elaborando il nostro progetto di fuga.»
Silvestre
inarcò un sopracciglio scrutando a fondo negli occhi di Mark e gelando ogni
altra reazione.
«Calmati.
Non occorre che ti agiti così, anche se noto che perori la sua causa con grande
trasporto. Posso sapere quale sentimento ti lega a lei?»
Il
ragazzo arrossì ancor di più: «Siamo… siamo amici. Grandi amici» rispose,
sempre più confuso.
La Dama
del bosco non smise mai di scrutarlo, lui ebbe l’impressione di essere
scandagliato in ogni fibra del suo essere.
«Mi
auguro davvero che si tratti solo di amicizia. In caso contrario sarebbe un
disastro per voi due.»
Mark
abbassò lo sguardo. Non aveva il coraggio di confessare che in realtà si era
innamorato di quella fanciulla delicata e nello stesso tempo tanto coraggiosa.
Lui la trovava incantevole, ed era quasi certo che il suo sentimento fosse
corrisposto, ma per il momento doveva mettere da parte le sue emozioni e
pensare invece al da farsi per liberare Chrisell e l’unicorno.
«Mia
signora, cosa possiamo fare adesso? Voglio dire, Chrisell e Gylldor sono nelle
mani di Malefico, e io avrei bisogno di un consiglio. Cosa posso fare per
liberarli?»
Il
soprannome del tiranno piombò come una scure tra di loro e, come per incanto,
il bel volto della dama si oscurò. Un gelido silenzio calò intorno, mentre
l’incantevole figura femminile si mosse, per la prima volta a disagio.
Mark vide
chiaramente lo sguardo di Silvestre volgersi di proposito su un punto
indefinito e rimanervi incatenato.
«Che
accade, mia signora? Stai male?» domandò preoccupato.
Lei non
rispose. La sua mente era altrove. Gli occhi di ossidiana di Malefico le erano
apparsi all’improvviso, perforandole l’anima. Si trattava soltanto di un
ricordo balenato all’istante, ma bastò quello a procurarle un brivido
sgradevole lungo la schiena. Quel demonio aveva un ascendente negativo su di
lei, che si era trovata una volta sola ad affrontarlo e lo aveva sconfitto solo
con uno sforzo di volontà che le era costato caro, perché dopo era stata male.
Il sovrano le aveva chiesto di unire le loro vite e i rispettivi regni per
formare insieme un unico, immenso impero, e lei non aveva potuto che sentirsi
infangata da quella incredibile richiesta.
«Come osi
farmi una simile proposta?» gli aveva risposto indignata, «Tu, la quintessenza
del male, dell’orrore e dell’odio! Tu che hai creato il tuo regno gettando le
basi dell’inganno e dell’oltraggio all’amore e alla vita! Tu che calpesti i diritti del tuo prossimo in
ogni momento del giorno e della notte e non hai rispetto nemmeno per la natura
che ti circonda! Io e te siamo agli antipodi! Come hai potuto pensare che una
creatura benigna come me potesse accettare di condividere la sua vita con un
essere demoniaco?»
Lui
l’aveva guardata sprezzante, per niente contrariato dalla sua reazione, anzi, a
Silvestre era parso alquanto divertito. Lei non aveva potuto evitare di
ammirare il fisico aitante del sovrano. Il torace nudo, le spalle e i bicipiti
possenti luccicavano lustrati dagli olii essenziali. La vita e le braccia erano messe in risalto
da bracciali e da una cintura d’argento.
Come poteva un essere dalla bellezza così disarmante possedere una
natura tanto malvagia? Era un controsenso, e strideva nell’insieme come le
corde in un violino rotto.
Lui si
accorse dell’esame a cui era stato sottoposto e sorrise: «Saremmo una coppia
perfetta! Io e te siamo nati per governare e comandare. Insieme potremmo
conquistare tutte le dimensioni esistenti, compresa quella terrena che ancora
ci è preclusa. Potremmo diventare sovrani di un impero immenso, inimmaginabile
per i più. Unendo le nostre forze e i nostri poteri magici diventeremmo
invincibili. Non ti alletta l’idea di diventare l’imperatrice del pianeta?»
«Tu sei
pazzo!» gli aveva risposto lei, allibita da tanta sfacciataggine e ambizione,
ma anche un po’ imbarazzata per essersi lasciata ammaliare dal fascino
mascolino che emanava quell’oscura figura.
In quel
momento Silvestre aveva avvertito lo sdegno aumentare a dismisura. Ce l’aveva
con lui e nel contempo con se stessa.
Era mancato poco per cadere nella trappola. Malefico usava il fascino
per incantare il suo prossimo ed era ancora più pericoloso di quanto avesse mai
potuto supporre. Stravolta
dall’emozione, lo aveva attaccato per prima.
Solo per
un istante lui era rimasto immobile, come basito. Non si aspettava quella
reazione. Si stava crogiolando al pensiero dall’essere a un passo dalla
conquista della dama, e il violento attacco di lei lo aveva sorpreso. Ma l’istinto guerriero, che era naturale in
lui, si era subito risvegliato e lo aveva indotto a reagire.
Tra le
due creature arcane era intercorso un fitto scambio di strali e violente
deflagrazioni magiche. Quel giorno Silvestre si difese dietro uno scudo protettivo
del tutto invisibile, ma della massima efficacia. Non un solo colpo inferto dal
demone andò a segno, ma al contrario s’infranse contro la barriera creata da
lei.
L’epico
scontro durò solo una manciata di minuti, eppure lasciò entrambi gli sfidanti a
corto di energie. Quel giorno il bene prevalse sul male e Malefico fu costretto
a ritirarsi nel suo regno.
In
seguito alla lotta mentale sostenuta, la dama era stata costretta a riposare la
sua essenza inducendo il suo corpo in uno stato letargico molto lungo. In quel
periodo d’inattività aveva vissuto molti incubi e, una volta ripresasi, le era
costato molta fatica relegarli in un recesso della sua coscienza.
Tuttavia,
in quel momento erano riemersi insieme allo sguardo malevolo del tiranno, e
Silvestre aveva subito il malore che aveva messo in agitazione Mark. Ma ora
occorreva reagire. Sentiva di avere
commesso sin troppo errori con quel demone. Dopo quello scontro avrebbe dovuto
insistere attaccandolo di nuovo, cercando di spodestarlo dal potere e
scacciarlo da quella dimensione e dalle terre magiche per sempre. Purtroppo,
era stata molto male, e i suoi tempi di recupero troppo lunghi, e quando infine
aveva riacquistato le forze, il sovrano si era ormai insediato stabilmente sul
suo trono, circondato e difeso da forze occulte difficilmente superabili dalla
sua sola energia arcana.
«Mia
signora» l’apostrofò ancora il ragazzo con tono ansioso.
«Ti aiuterò» gli sussurrò lei, ancora persa nei suoi pensieri «per quanto mi sarà possibile ti aiuterò ad affrontare il malvagio.»
Malefico
Seduto
sul trono, Zephar non smetteva di studiare l’eterea fanciulla prigioniera nella
gabbia. Fino a quel momento non c’era
stato verso di convincerla a collaborare. La ragazza aveva resistito a ogni
minaccia di tortura e di costrizione. Non erano serviti nemmeno la fame e la
sete a ridurne la resistenza, e infine la sua tenacia e la sua ostinazione
avevano suscitato un moto di ammirazione nel sovrano.
“Quanti
dei miei sgherri potrebbero dimostrare tanta forza di volontà e altrettanto
coraggio?” si domandò sorpreso. Con la
privazione del cibo la giovane appariva ancora più magra, più delicata, e quanto
ancora avrebbe potuto resistere?
“È già un
prodigio che sia ancora viva!” pensò, distogliendo lo sguardo e fissandolo sui
propri consiglieri. “Incapaci!” inveì sprezzante. Fino ad allora nessuno dei
presenti era stato in grado di suggerirgli una buona strategia per indurre la silfide
a collaborare, se non la tortura. Ma Zephar voleva evitare di arrivare al
limite. Si diceva che se voleva ottenere il suo scopo, la ragazza doveva
rimanere in vita il più a lungo possibile. L’altro prigioniero era riuscito a
fuggire. Zephar ritornò allo stratagemma messo in atto dal giovane per
ingannare i carcerieri e persino lui, il Signore del male. “È stato scaltro. Ha
dimostrato astuzia, ha osato ed ha avuto fortuna. Ma la dea bendata
l’abbandonerà e io lo ritroverò. Allora
sarai punito a dovere, mio giovane stalliere!” promise a se stesso.
Cosa gli
rimaneva in mano, oltre quella silfide caparbia, per indurre la dama dei suoi
sogni a farsi viva?
Il
principe degli unicorni e la sua giovane innamorata! Ma certo! In fin dei conti
Zephar aveva ancora una buona carta da giocare per sperare di vincere la
partita, e la parata che aveva organizzato per i festeggiamenti avrebbe potuto
essere una buona occasione per attirare la sua preda. Ma il piano doveva essere
perfetto. Dama Silvestre non doveva subodorare la trappola.
Malefico
chiamò a rapporto Taresh e dopo appena pochi minuti il gigante s’inchinava al
suo sovrano.
«Dimmi
degli unicorni.»
«Ho
dovuto somministrare a entrambi gli ultimi arrivati una dose di calmante. Erano
troppo agitati, mio signore.»
«Mi
auguro che tu non abbia esagerato. Sai quanto ci tengo a quei due esemplari.
Sono più unici che rari, vanno trattati con mano ferma ma senza eccedere.»
«State
tranquillo, sire. So come si trattano quelle creature.»
«Bene!
Spero anche che siano pronte per la parata.»
«Lo
saranno senz’altro!» rispose Taresh, battendosi il petto con il pugno destro.
In realtà
le cose non andavano affatto bene, e il gigante era preoccupato mentre si
congedava. Non aveva rivelato al suo sovrano che era costretto a somministrare
dosi massicce al principe degli unicorni per tenerlo buono. Gylldor si era
dimostrato indomabile sin dal primo momento, e da quando la silfide era stata
fatta prigioniera, nemmeno le catene e la frusta riuscivano a calmarlo. Mancavano
ancora pochi giorni al grande evento ma, a quel punto, lo sgherro nutriva forti
dubbi di riuscire a equilibrare quell’indole ostinata. “Forse avrei fatto
meglio a mettere al corrente il re. Ora come me la cavo?” pensò mentre l’ansia
si faceva largo nella sua coscienza.
Stava
transitando presso le stalle dove venivano relegate le giumente gravide e
quelle da tenere in osservazione, quando decise di dare un’occhiata alla
puledra destinata a trainare la biga reale. Era stata impastoiata, ma sembrava
calma e assolutamente innocua rispetto all’altro prigioniero.
“Si vede
che i tranquillanti hanno ottenuto l’effetto voluto. Almeno su di te!” pensò, facendo scorrere il
palmo della mano sul manto liscio della puledra.
Alyser
s’irrigidì sotto quel tocco, ma si sforzò di non ritrarsi, ignorando l’impulso
di addentare quelle dita.
«Credo
proprio che almeno tu sia pronta!» esclamò lo sgherro con un sospiro di
sollievo. «Se continui a fare la brava ti farò togliere dall’isolamento e ti
metterò insieme agli altri. Ma te lo dovrai meritare!» terminò, assestando una
vigorosa pacca sui posteriori della giovane.
Alyser
sbruffò, ma non si mosse. Il disgusto per quell’essere le causava l’amaro in
bocca, ma doveva mostrarsi docile se voleva ottenere un minimo di libertà.
«Tra
pochi giorni ci sarà la parata, e se tutto va come spero, tu e l’altro unicorno
formerete una coppia splendida davanti alla biga reale, e il sovrano sarà
finalmente soddisfatto!» concluse, un po’ rasserenato dall’atteggiamento
mansueto di Alyser.
In realtà la giumenta celava un grande
nervosismo sotto la calma apparente. Il plenilunio si stava avvicinando e lei,
come Gylldor, avrebbe subito la trasformazione completa.
Alyser si
era domandata molte volte perché la sua mutazione non fosse stabile come nelle
altre creature catturate da tempo, ma avveniva soltanto nei giorni di luna
piena.
“Perché
per me e per Gylldor non è così? Cos’è
che ci rende diversi dagli altri unicorni? Il sangue di Gylldor appartiene alla
stirpe reale, ma il mio? Cos’è che mi accomuna a lui?” Queste e tante altre
domande assediavano la mente e il cuore del giovane unicorno, che si sforzava
di non lasciarsi andare alla malinconia.
“Devo
solo dimostrare che mi sono arresa e che li assecondo per poter uscire da qui,
e una volta fuori, forse potrò essere d’aiuto ai miei amici. “
«Mi
sembra un’ottima strategia!» si sentì apostrofare la giumenta. «Il Signore del
male e degli inganni si può vincere soltanto affrontandolo ad armi pari.»
Alyser
nitrì per lo spavento. Chi era quella figura sconosciuta apparsa all’improvviso
nella stalla?
«Stai
tranquilla, sono un’amica. Mi chiamo Silvestre e sono la Dama del bosco» la
rassicurò con un sorriso.
«Mia
signora» balbettò Alyser confusa. «Sei proprio tu? Chrisell ha parlato tanto di
te e del tuo reame.»
«Tu
provieni da un eremo molto lontano, ma fai sempre parte del regno silvano. E,
comunque, non comprendo come mai tu non conosca la mia persona. Forse dipende
dal fatto che il branco dal quale provieni è sempre vissuto ai limiti ed è
sempre stato restio a riconoscere la mia autorità. Ma questa è una cosa che
appurerò in un altro momento. Ora sono qui per aiutarvi, e Mark è con me» disse
la dama, quindi con un cenno invitò il ragazzo, nascosto tra le balle di fieno
accatastate in un angolo, a farsi avanti.
«Mark!
Sei tornato! Sono felice di rivederti. Temevo che non ce l’avresti fatta!»
Il
giovane stalliere l’abbracciò: «Ne sono felice anche io, Alyser.»
«Sono molto in pensiero per il principe e per
la silfide. Non so più nulla di loro e temo per la loro salute» si lamentò la
giumenta.
«Ho
visionato le acque divinatorie e, considerata la drammatica situazione, credo
che non siano ancora in pericolo di vita. Tuttavia, dobbiamo affrettarci a
elaborare un piano per liberarli. È la piccola Chrisell a rischiare di più,
dobbiamo muoverci.»
«Non puoi
fare uso della tua magia, mia signora?» domandò Alyser con tono affranto.
«In
questo regno i miei poteri sono limitati. Anche in questo momento corro il
rischio di svelare la mia presenza, così com’è avvenuto per Chrisell. Purtroppo,
anche queste creature posseggono il dono arcano che, nell’insieme, predomina
sul mio. Da sola non ho alcuna speranza di prevalere.»
«Ma tu
non sei sola, mia signora» disse Alyser con orgoglio. «Puoi contare anche sul
mio aiuto. Sono una creatura magica anche io.»
Dama
Silvestre le sorrise: «Lo so e ti ringrazio. Farò affidamento anche su di te al
momento opportuno, anche se, purtroppo, dovremo agire nella tana del lupo, e i
nemici da combattere sono tanti, troppi!
Non so» la dama s’interruppe in tempo. “…come faremo ad affrontarli
tutti” terminò tra sé, per non farsi sentire.
Mark
percepì i dubbi che l’assillavano e intervenne deciso «Disponi di me come credi
sia utile, mia signora. Sai che non lascerò nulla d’intentato per cercare di
tirare fuori i miei amici da quell’inferno.»
«Lo so,
Mark!» la dama guardò sia l’unicorno che l’essere umano, «Lo so che posso
contare sulla vostra fedeltà e il vostro coraggio, e vi ringrazio per questo,
ma ora occorre davvero elaborare una strategia. Mettiamoci al lavoro.»
continua...
Racconto pubblicato dalla MorganMiller edizioni
Immagini Phoneky e Pinterest
Appassionante è dire poco! Questo racconto ti trasporta in un luogo incantato molto bel raffigurato da immagini e parole. Molto molto abile la narrazione. Brava Vivì.
RispondiEliminaPregasi e unicorni creature mistiche e affascinanti come del resto tutto il racconto fino a questo momento. Complimenti.
RispondiEliminaЭто сказка или фантастика? Всё равно, очень красиво! Настоящая МАГИЯ!
RispondiEliminaGenial fragmento , te mando un beso
RispondiEliminaSinceramente bello,
RispondiEliminacomo para repetirlo.
Besitos dulces
Siby
Fervida fantasia!!! Sei proprio brava m. Complimenti
RispondiEliminaAppassionante è dire poco
RispondiElimina