Fantasia

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La brama della scrittura arde come una fiamma in un cuor propenso. Vivì

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giovedì 11 marzo 2021

Tuya, Raggio di Sole della Tundra (3a parte)

 


Lo scontro

 

Gansuk e Saikhan le cavalcavano ai fianchi e Tuya si sentiva sicura e protetta in loro compagnia.

Il suono lugubre dei corni tibetani, situati sulle varie colline che affacciavano sulla steppa pareva scortare e, a volte precedere, annunciando il passaggio del piccolo plotone di guerrieri a cavallo.

Ogni tanto, in lontananza, , appariva un cavaliere, che seguiva e poi si univa in coda al drappello incrementandone il numero dei componenti. In pochi giorni la quantità dei cavalieri centuplicò e il rimbombo degli zoccoli dei cavalli si fece assordante. Gansuk e Saikhan presero il comando del piccolo esercito creatosi spontaneamente e lo organizzarono gerarchicamente in plotoni ponendovi al comando i guerrieri che sembravano più esperti e autorevoli.

I due monaci guerrieri approfittavano di ogni sosta per impartire lezioni di lotta e addestrare tutti coloro che erano inesperti dell’uso delle armi.  Esercitazioni di tiro con l’arco a piedi o a cavallo, di giavellotti e di spade iniziarono a diventare un’abitudine quotidiana.

Un piccolo stormo di rapaci seguiva dall'alto, senza mai perdere il contatto visivo con l'esercito.                                

Due falchi addestrati a quel compito, si alternavano nell’esplorazione e ogni tanto tornavano dal loro addestratore indicando la via, gli ostacoli o i corsi d’acqua che scorrevano nei dintorni.

Tuya non si meravigliava di questo. Frequentando Saikhan aveva avuto modo di appurare personalmente le doti straordinarie di quelle creature molto intelligenti. In assenza del falconiere era lei stessa che accoglieva i rapaci sul suo braccio e ne riceveva le indicazioni.

La ragazza rivolgeva una domanda semplice e precisa e il falco rispondeva scuotendo il capo positivamente o negativamente.

Il viaggio proseguì per due settimane fino a che un improvviso nubifragio fermò l'avanzata dell’esercito costringendolo ad accamparsi.

Si trattava di un attendamento di fortuna, ma sia Gansuk che Saikhan pretesero un ordine marziale nella logistica.

In poco tempo le tende vennero montate e tutti i guerrieri si misero al riparo.

Solo allora Tuya si concesse un po' di respiro. Il viaggio era stato lungo ed estenuante e lei avvertì il bisogno di purificare il corpo e la mente. Appena la pioggia concesse una tregua e un pallido sole si affacciò tra le nubi, la ragazza si allontanò dall' accampamento.

Il falco esploratore aveva indicato la presenza di un laghetto naturale nelle vicinanze e lei vi si diresse, con l’intenzione di spogliarsi e immergersi nelle acque.
Le rocce intorno alla grande pozza formavano un paravento provvidenziale, garantendole un minimo di intimità.

Tuya iniziò a slegare i lacci che tenevano chiusa la camiciola, quando una voce irridente risuonò alle sue spalle fermandone il gesto.


«Per la salvaguardia del tuo pudore, ti consiglierei di non farlo, ragazza!»

Lei si volse di scatto e afferrò il bastone donatole dal Gran Maestro, pronta alla difesa.

«Chi sei? Vieni fuori se hai il coraggio!» esclamò, non vedendo nessuno.

«Interessante!» affermò lo sconosciuto sporgendosi dalle rocce, che lo avevano nascosto alla vista. «Una fanciulla che pratica la Sacra Lotta! In verità, sei la prima che incontro!»

Tuya lo freddò con lo sguardo: «Da quanto tempo sei lì che mi spii?»

«Spiarti? E perché mai? Sono appena arrivato e volevo solo fare un bagno. Pare che abbiamo avuto la stessa idea.»

«Bugiardo! - lo accusò lei - Non ti credo! Penso piuttosto che tu avessi in mente di aggredirmi. Forse sei un ladro o, peggio ancora, un assassino.»

Lo sconosciuto si rabbuiò in volto: «Nessuno mi ha mai dato del bugiardo o del delinquente! Non lo ho mai permesso ad alcuno e nemmeno a te posso consentirlo!»

«Lo penso e lo ribadisco! Solo un malintenzionato spia il prossimo di nascosto.» Tuya si mise in posizione equilibrando bene il peso sulle gambe e brandendo in alto il bastone.

Lui ghignò. I bei lineamenti tesi in un’espressione livida di rabbia, sibilò: «Non te lo consiglio, ragazza!» ammonì, estraendo con una mossa fluida il bastone da combattimento riposto in un fodero, che teneva posizionato sulla sua schiena.

«Pensa bene a quello che fai! Sono un maestro! Avresti solo da perdere combattendo con me.»

«Parli troppo! - rispose lei ormai in preda alla collera- E oltretutto ti trovo anche arrogante! Taci e fammi vedere invece cosa sai fare, maestro!» concluse, calcando sul pregevole appellativo.

Lo sconosciuto avanzò di un passo picchiando con vigore il suo bastone sul palmo della mano.

 «Ti avverto un'ultima volta: smettila con questo atteggiamento di sfida. Non ho mai combattuto con una ragazza e non voglio farlo oggi. Domanda scusa e dimenticherò   le offese.»

Per tutta risposta Tuya si lanciò all'attacco e fu soltanto per prontezza di riflessi, che lui evitò una prima bastonata in pieno petto.

Sorpreso da quella mossa repentina, ma determinato a impartire una lezione alla giovane impudente, lui accettò la sfida e dopo pochi secondi una gragnuola di stoccate risuonò nel silenzio del luogo.

Lui si meravigliò per l'agilità, la precisione e l'elasticità che la giovane dimostrava. I suoi balzi erano felini e i colpi che assestava erano talmente veloci, che lui doveva concentrarsi al massimo per riuscire a pararli.

La conoscenza e la sua esperienza in quella disciplina erano evidenti. Anche lei doveva essere un’insegnante.                                 

Tentò di bloccare l’irruenza combattiva della ragazza cercando più volte di metterla alle strette, ma lei riuscì sempre a sottrarsi, prevenendo le mosse del rivale con agili giravolte. Il loro scontro durò parecchi minuti, poi un calcio volante ben assestato nel basso ventre, lo lasciò senza fiato.

Ramroch scrutò esterrefatto quella giovane donna. Nemmeno Ragghin, la sua insegnante, era mai riuscito a sorprenderlo in quel modo, perlomeno, negli ultimi tempi.

Incredibilmente, si ritrovò con il bastone di lei che gli pressava sul pomo d’Adamo e per la prima volta nella sua vita, Ramroch abbassò le braccia, basito.

Quella che aveva creduto un’esile fanciulla indifesa, si era rivelata una maestra di arti marziali, in grado in metterlo in difficoltà.

 «Mai sottovalutare un avversario, principe Ramroch.»

Tuya trasalì. Quella voce risuonata all'improvviso alle sue spalle, la mise in allarme.

«Non temere mia signora. Ne io né quel giovane sprovveduto abbiamo intenzioni ostili.»

Tuya, sempre tenendo premuto il bastone sulla gola dell'avversario, si volse lentamente e quel tanto che bastava per tenere d'occhio la figura della nuova arrivata.

«Una scimmia?» esclamò dalla sorpresa. Una bizzarra scimmia, che vestiva una tunica e un paio di braghe, un pettorale di cuoio, che portava un bastone adatto alla lotta e di traverso su una spalla, un arco e una faretra colma di frecce.

Possibile che fosse proprio sua la voce che aveva sentito? La ragazza si guardò in giro scrutando attentamente intorno, ma il primate si portò la mano destra sul cuore e chinando la testa in un cortese inchino, disse «:Il mio nome è Ragghin, per servirti, mia signora!»

La ragazza la guardò stranita e per un istante dimenticò il suo avversario, che ne approfittò per cercare di togliersi dall’impaccio.

Tuya si rimise in guardia, ma proprio in quel momento fece la sua comparsa uno dei falchi di Saikhan, che planò sul posto appollaiandosi su un ramo e scrutando con occhi glaciali i due sconosciuti.

«Sembra che tu abbia una guardia del corpo speciale, mia signora!»

Un urlo irruppe alle spalle della scimmia: «Molto più di una guardia del corpo, stranieri! Un intero esercito!»

L’affermazione, scandita con tono roboante, costrinse l’attenzione dei presenti nel punto di provenienza.

Una schiera di guerrieri era giunta in silenzio e aveva circondato il luogo.

Gansuk avanzò verso la scimmia e la scrutò da capo a piedi.

«Un primate che indossa pantaloni e pettorale da guerra! In verità, di creature straordinarie ne ho conosciute molte, ma tu superi i limiti di ogni immaginazione.

Ti ho sentita parlare e allora dimmi: chi sei e da dove vieni?» domandò, ignorando del tutto il giovane tenuto sotto stretto controllo da Tuya.

«Il mio nome è Ragghin, signora del popolo delle scimmie e questo è il principe Ramroch…» Ragghin fece una pausa, poi scandì, rimarcando con vigore le sue parole: «il custode del talismano di Taishir!»  

«Cosa?» Tuya sobbalzò e senza rendersene conto spinse ancor di più la punta del bastone nella gola del suo prigioniero provocandone una vibrante protesta: «Adesso basta!» urlò Ramroch afferrando brutalmente il bastone con forza.

Lei resistette e d’istinto lasciò partire un violento calcio negli stinchi del malcapitato avversario, che si piegò in due dal dolore.

Ramroch prese un grosso respiro e poi reagì, assestando a sua volta una manata, che lei però evitò, con una mossa fulminea, piegandosi con la schiena all’indietro.  

I due si fronteggiarono con sguardo di fuoco, come due galletti pronti a darsele di santa ragione, ma prima Ragghin e poi Gansuk s’intromisero tra i due contendenti.

«Smettetela!» esclamò il monaco guerriero.

«Smettetela entrambi! - rimarcò Ragghin- Voi due dovreste essere alleati e non nemici!»

«Dimmi, perché dovrei allearmi con questa giovane sfrontata?» domandò Ramroch, in modo altezzoso.

Ragghin rispose con pacatezza: «Perché la profezia si è avverata e finalmente, dopo secoli, le due parti del talismano di Taishir possono finalmente ricongiungersi.»

Tuya e Ramroch, palesemente sconcertati e confusi, evitarono di guardarsi negli occhi. Era palese la loro vergogna ma, si diressero comunque verso il campo senza rivolgersi più la parola.

Quella sera all’accampamento si fece festa. I fuochi dei falò vennero ravvivati e, alla presenza di tutti i guerrieri, Ragghin volle improvvisare una breve cerimonia.

                       

La creatura pose i due portatori della gemma uno di fronte all’altro, poi fattosi consegnare le due parti, le sollevò sotto la luce delle stelle.

Il cuore delle due porzioni, azzurrine naturalmente, si accese, poi le parti sembrarono attrarsi come due calamite fino a unirsi, combaciando alla perfezione e infine a fondersi. In quel momento, un urlo unanime di giubilo si levò nell’accampamento.

Nella confusione che seguì, nessuno si accorse della commozione del celebrante.

 

Nemici per la pelle 

Tuya e Ramroch si erano detestati sin dal primo momento e quando potevano si evitavano. Nessuno dei due voleva ammettere pubblicamente il valore, la bravura e la preparazione atletica dell’altro.

I due insegnanti avrebbero voluto che i loro allievi si allenassero insieme, ma per la presunzione del primo e del troppo orgoglio dell’altra, la prima prova era fallita dopo solo pochi minuti e, ancora una volta, i due insegnanti erano dovuti intervenire per evitare che si accapigliassero.

Ragghin aveva tentato di far ragionare il suo giovane allievo senza riuscirvi. Lui aveva ostentato la massima indifferenza verso la vestale e aveva poi pregato l'insegnante di non impicciarsi.

«Non insistere, Ragghin! Trovo quella ragazza indisponente e presuntuosa. Si comporta sempre come fosse una spanna più alta di me, anche se siamo alla pari come statura. Sembra che tutto il gravame del mondo pesi sulle sue spalle e che gli altri non siano abbastanza abili e idonei per aiutarla a sopportarne il peso. No! Preferisco allenarmi lontano da lei.»

La scimmia lo aveva ripreso: «Non devi esagerare nel giudicarla. Non la conosci abbastanza e non sai quale possa essere il suo vissuto finora. Quella ragazza ha sofferto molto la perdita di suo padre e della sua gente e quella ferita non si è ancora rimarginata. Dovresti mostrare più comprensione nei suoi confronti.»

Ramroch si era inalberato: «Anche io sono rimasto orfano da piccolo, ma non mi pare di essere così altezzoso come lo è lei con me.»

Ragghin sospirò con rassegnazione. Conosceva la testardaggine del suo allievo e in cuor suo coltivava la speranza che, una volta impegnati nei combattimenti, i due avrebbero messo da parte ogni contrarietà e iniziato a collaborare.

Da parte sua, Tuya era ben felice di non averlo tra i piedi e di continuare i suoi addestramenti con Saikhan e Gansuk.

L'esercito si muoveva costantemente per raggiungere i confini e opporre resistenza alle numerose truppe mongole, che tentavano di entrare e occupare nuovi territori.

Dopo ogni spostamento e quando l’accampamento era sistemato, la ragazza usciva a cavallo di Soffio Impetuoso e in compagnia del falconiere e degli altri addestratori.

Un giorno le strade dei due giovani si incrociarono e Tuya, riconoscendo da lontano il cavaliere che si avvicinava al galoppo, si rabbuiò. Sospettava anche che l'incontro non fosse poi tanto fortuito, considerato l'interesse che Ramroch aveva dimostrato verso la falconeria. Assisteva da lontano alle esercitazioni e sempre con un’espressione estasiata sul volto. Si intuiva che avrebbe voluto partecipare agli addestramenti.

«Anche quando cavalca è scomposto e irruente!» mormorò a fior di labbra Tuya e il falconiere, che le era accanto, sorrise: «Il giovane principe è molto impetuoso, ma questa non sempre è una cattiva qualità» le rispose.

Tuya arrossì. Non avrebbe voluto esternare al guerriero il suo pensiero.

Ramroch, che nel frattempo li aveva raggiunti, frenò con troppa veemenza la corsa del suo destriero, provocando allarme nei rapaci sostenuti dagli altri allievi falconieri. I falchi si agitarono con un gran frullare di ali e di strida. Di conseguenza, anche Soffio Impetuoso si innervosì, stronfiando e scalciando, ritto sulle zampe posteriori.

Tuya, che non se lo aspettava, si trovò in difficoltà e dovette faticare un po’ per acquietare lo stallone. Quando la calma fu ristabilita la ragazza colse un sorrisetto divertito, nell’antagonista, che non apprezzò.

Fu Saikhan a prevenire l’ennesimo diverbio: «Vuoi provare a lanciare un falco, principe Ramroch?»

«Non credo sia in grado di farlo, Saikhan!» si intromise lei inviperita, dal trambusto che lui aveva provocato.

«Mia signora- obiettò il falconiere con tono neutro- finché non proviamo non possiamo dirlo con certezza. Abbiamo molti rapaci e quando avverranno gli scontri sul campo di battaglia, un falconiere in più potrebbe farci comodo.»

Il guerriero smontò da cavallo e allacciò un bracciale di riserva all’avambraccio del principe. «Permetti solo qualche consiglio, principe Ramroch. Se davvero vuoi imparare a governare l’indole selvatica di queste creature dovresti cercare di essere meno impulsivo e più riflessivo. I falchi e le aquile sono in grado di percepire un’emozione adrenalinica come la paura e a reagire di conseguenza. Per questo ti consiglio spalle sempre dritte, braccio fermo e sguardo deciso, oltre, naturalmente, estrema pacatezza nei gesti. I rapaci non amano i movimenti troppo bruschi.»

Ramroch annuì, poi tese il braccio fasciato verso uno dei falchi, che attendevano ordini posato su un ramo. Il rapace piegò la testa da un lato scrutando con curiosità il nuovo arrivato e Saikhan fece un gesto. Il falco ubbidì, allargò le ali e planò sul braccio teso del cavaliere.

Per quanto fosse pronto, il giovane barcollò vistosamente e si ritrovò il rostro adunco del rapace a pochi centimetri dal suo naso. Per evitare la beccata Ramroch si scansò bruscamente guadagnando così un altro tentativo di affondo.

In quei pochi secondi si scatenò un parapiglia.

Spaventato dalla reazione dell’umano, il rapace tentò in tutti i modi di beccarlo mentre, da parte sua, Ramroch, tentava disperatamente di liberarsi dell’ingombrante e minaccioso volatile.

Fu Saikhan a riportare l’ordine liberando lui stesso il cavaliere dall’impiccio.                                   

Tuya, che aveva trovato la scena esilarante, non riuscì a trattenersi e si lasciò andare in una sonora risata.

«Se non sbaglio ti chiamano “Cavaliere del Falco”, giusto?»

Il volto del giovane principe s’incupì e divenne violaceo per la stizza. Ramroch aprì la bocca per obiettare e la sua mano sfiorò il frustino, poi, desistette e tacque. Assestò una manata sonora alle terga del suo destriero, che sobbalzò e lui con gli speroni, lo lanciò in una folle ritirata.

Sotto lo sguardo accusatore del suo maestro, Tuya riprese a lanciare in aria il suo falco.

Ramroch non si arrese e, dopo quel primo tentativo, tornò ancora a prendere lezioni imponendosi la massima tranquillità. Si sentiva in grado di farlo. In fin dei conti, Ragghin la Saggia, aveva preteso che oltre allenare il fisico con la Sacra Lotta, lui allenasse la sua mente con lunghi esercizi di meditazione.

Il cambiamento fu evidente e non sfuggì di certo alla vestale.

Le lezioni proseguirono per giorni e Ramroch acquisì presto la padronanza del suo braccio e il controllo sul suo rapace e anche se le ostilità tra i due non finirono mai, Saikhan pretese una tregua tra loro, perlomeno durante gli addestramenti.

Il giovane principe dimostrò dall’inizio una grande attitudine alla dura disciplina e una propensione naturale verso gli animali. Sembrava capire al volo le indicazioni dei falchi esploratori e riusciva a impartire loro ordini secchi e precisi.

Ramroch si affezionò in modo particolare a un’aquila a cui diede nome Shine, a causa delle penne della coda dalle suggestive sfumature dorate, che si accendevano di riflessi con la luce del sole.  I due divennero inseparabili durante gli addestramenti e Shine, rifiutando di allenarsi con un altro falconiere, fu eletta, a pieno diritto, il rapace del principe.

Tuya li osservava, avendo cura di nascondere il suo interesse e seguendo con un poco di stizza i progressi di quello che, ormai, considerava il suo antagonista.

Finché arrivò il giorno delle prime scaramucce con i mongoli.  

continua...

                                                

                   

Racconto di Vivì pubblicato sul sito Scrivere

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18 commenti:

  1. Sempre più interessante questa storia.
    Non vedo l'ora di vedere come prosegue.

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  2. Ciao, ho letto i tre episodi, è una storia molto avvincente.
    Buonanotte
    Rakel

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  3. Ciao Vivi. Sono tornato a leggere i due episodi precedenti e ho trovato una storia affascinante e ricca di colpi di scena. I due protagonisti sono ben descritti e in alcune situazioni sono teneri e simpatici. Le loro baruffe fanno intendere che siano molto giovani inesperti e orgogliosi ma l'intera storia è avvincente e non vedo l'ora che pubblichi il finale. Ciao e a presto spero.

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  4. Un brano molto intenso, nella sua avvincente, e densa narrazione...
    Buona giornata,carissima Vivì,silvia

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  5. le due gemme che si avvicinano e si attraggono, lui e lei che si tengono lontani e spigolosi nei comportamenti
    Si dice da me due che si spregiano poi si attirano in sogni violenti di amore.
    Pieno di significati attuali la storia. Grazie Vivì

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  6. Construyes, dosificas y mantienes el interés y el suspenso sin perder la intensidad del relato para entretener y dejar pensando...

    Abrazo agradecido, Vivi.

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  7. Sempre più interessante e coinvolgente a tratti molto divertente. Complimentissimi.

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  8. Ti seguo sempre nella lettura
    Un caro abbraccio
    Giorgio

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  9. Bellissima favola,aspetto il seguito!

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  10. Love the quote:"never underestimate opponent."....

    Have a nice weekend

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  11. Attendo la conclusione.
    Ciao fulvio

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  12. Beautiful story! I feel myself in cinema while watching fantastic movie. Grazie Vivi!

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  13. È sempre un piacere leggerti... un grande abbraccio

    https://nettaredimiele.blogspot.com

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  14. Cosa succede Vivi!
    prima una cosa molto importante: mi affascina che tu
    abbia ingrandito le lettere. Quindi si legge piu facilmente
    (o almeno a mi me sembra cosi)
    Secondo, sai gia che le tue storie sono meravigliose,
    questo nuovo lavoro e epico e quindi siamo felicissimi
    della sua aura magica.
    Terzo, il tuo nuovo frontis e magnifico e impressionante.
    Invio un grande abbraccio a tutta Genova e a te!

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  15. Cara Vivi, il tuo stile è molto originale. Non si leggono tante storie con eroine donne o fanciulle che vengono attaccate e aggredite. La dinamica dei rapporti che ci descrivi rispecchia molto la realtà e questo è un bene secondo me perché rende la storia molto più credibile.

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  16. Personaggi ,costumi e ambiente mirabilmente descritti e illustrati.Sempre più affascinata dal racconto.Lu.

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