Lo scontro
Gansuk e Saikhan le cavalcavano ai
fianchi e Tuya si sentiva sicura e protetta in loro compagnia.
Il suono lugubre dei corni tibetani,
situati sulle varie colline che affacciavano sulla steppa pareva scortare e, a
volte precedere, annunciando il passaggio del piccolo plotone di guerrieri a
cavallo.
Ogni tanto, in lontananza, , appariva un
cavaliere, che seguiva e poi si univa in coda al drappello incrementandone il
numero dei componenti. In pochi giorni la quantità dei cavalieri centuplicò e
il rimbombo degli zoccoli dei cavalli si fece assordante. Gansuk e Saikhan presero
il comando del piccolo esercito creatosi spontaneamente e lo organizzarono gerarchicamente
in plotoni ponendovi al comando i guerrieri che sembravano più esperti e autorevoli.
I due monaci guerrieri approfittavano di
ogni sosta per impartire lezioni di lotta e addestrare tutti coloro che erano inesperti
dell’uso delle armi. Esercitazioni di
tiro con l’arco a piedi o a cavallo, di giavellotti e di spade iniziarono a
diventare un’abitudine quotidiana.
Un piccolo stormo di rapaci seguiva dall'alto, senza mai perdere il contatto visivo con l'esercito.
Due falchi addestrati a quel compito, si
alternavano nell’esplorazione e ogni tanto tornavano dal loro addestratore indicando
la via, gli ostacoli o i corsi d’acqua che scorrevano nei dintorni.
Tuya non si meravigliava di questo. Frequentando
Saikhan aveva avuto modo di appurare personalmente le doti straordinarie di
quelle creature molto intelligenti. In assenza del falconiere era lei stessa che
accoglieva i rapaci sul suo braccio e ne riceveva le indicazioni.
La ragazza rivolgeva una domanda semplice
e precisa e il falco rispondeva scuotendo il capo positivamente o negativamente.
Il viaggio proseguì per due settimane fino
a che un improvviso nubifragio fermò l'avanzata dell’esercito costringendolo ad
accamparsi.
Si trattava di un attendamento di fortuna,
ma sia Gansuk che Saikhan pretesero un ordine marziale nella logistica.
In poco tempo le tende vennero montate e
tutti i guerrieri si misero al riparo.
Solo allora Tuya si concesse un po' di
respiro. Il viaggio era stato lungo ed estenuante e lei avvertì il bisogno di purificare
il corpo e la mente. Appena la pioggia concesse una tregua e un pallido sole si
affacciò tra le nubi, la ragazza si allontanò dall' accampamento.
Il falco esploratore aveva indicato la
presenza di un laghetto naturale nelle vicinanze e lei vi si diresse, con l’intenzione
di spogliarsi e immergersi nelle acque.
Le rocce intorno alla grande pozza formavano un paravento provvidenziale, garantendole
un minimo di intimità.
Tuya iniziò a slegare i lacci che
tenevano chiusa la camiciola, quando una voce irridente risuonò alle sue spalle
fermandone il gesto.
«Per la salvaguardia del tuo pudore, ti
consiglierei di non farlo, ragazza!»
Lei si volse di scatto e afferrò il
bastone donatole dal Gran Maestro, pronta alla difesa.
«Chi sei? Vieni fuori se hai il coraggio!»
esclamò, non vedendo nessuno.
«Interessante!» affermò lo sconosciuto sporgendosi
dalle rocce, che lo avevano nascosto alla vista. «Una fanciulla che pratica la Sacra
Lotta! In verità, sei la prima che incontro!»
Tuya lo freddò con lo sguardo: «Da
quanto tempo sei lì che mi spii?»
«Spiarti? E perché mai? Sono appena
arrivato e volevo solo fare un bagno. Pare che abbiamo avuto la stessa idea.»
«Bugiardo! - lo accusò lei - Non ti
credo! Penso piuttosto che tu avessi in mente di aggredirmi. Forse sei un ladro
o, peggio ancora, un assassino.»
Lo sconosciuto si rabbuiò in volto: «Nessuno
mi ha mai dato del bugiardo o del delinquente! Non lo ho mai permesso ad alcuno
e nemmeno a te posso consentirlo!»
«Lo penso e lo ribadisco! Solo un malintenzionato
spia il prossimo di nascosto.» Tuya si mise in posizione equilibrando bene il
peso sulle gambe e brandendo in alto il bastone.
Lui ghignò. I bei lineamenti tesi in un’espressione
livida di rabbia, sibilò: «Non te lo consiglio, ragazza!» ammonì, estraendo con
una mossa fluida il bastone da combattimento riposto in un fodero, che teneva posizionato
sulla sua schiena.
«Pensa bene a quello che fai! Sono un
maestro! Avresti solo da perdere combattendo con me.»
«Parli troppo! - rispose lei ormai in
preda alla collera- E oltretutto ti trovo anche arrogante! Taci e fammi vedere invece
cosa sai fare, maestro!» concluse, calcando sul pregevole appellativo.
Lo sconosciuto avanzò di un passo picchiando
con vigore il suo bastone sul palmo della mano.
«Ti
avverto un'ultima volta: smettila con questo atteggiamento di sfida. Non ho mai
combattuto con una ragazza e non voglio farlo oggi. Domanda scusa e dimenticherò
le
offese.»
Per tutta risposta Tuya si lanciò all'attacco
e fu soltanto per prontezza di riflessi, che lui evitò una prima bastonata in
pieno petto.
Sorpreso da quella mossa repentina, ma
determinato a impartire una lezione alla giovane impudente, lui accettò la
sfida e dopo pochi secondi una gragnuola di stoccate risuonò nel silenzio del
luogo.
Lui si meravigliò per l'agilità, la
precisione e l'elasticità che la giovane dimostrava. I suoi balzi erano felini
e i colpi che assestava erano talmente veloci, che lui doveva concentrarsi al
massimo per riuscire a pararli.
La conoscenza e la sua esperienza in quella disciplina erano evidenti. Anche lei doveva essere un’insegnante.
Tentò di bloccare l’irruenza combattiva della
ragazza cercando più volte di metterla alle strette, ma lei riuscì sempre a
sottrarsi, prevenendo le mosse del rivale con agili giravolte. Il loro scontro durò
parecchi minuti, poi un calcio volante ben assestato nel basso ventre, lo lasciò
senza fiato.
Ramroch scrutò esterrefatto quella
giovane donna. Nemmeno Ragghin, la sua insegnante, era mai riuscito a
sorprenderlo in quel modo, perlomeno, negli ultimi tempi.
Incredibilmente, si ritrovò con il bastone
di lei che gli pressava sul pomo d’Adamo e per la prima volta nella sua vita,
Ramroch abbassò le braccia, basito.
Quella che aveva creduto un’esile fanciulla
indifesa, si era rivelata una maestra di arti marziali, in grado in metterlo in
difficoltà.
«Mai
sottovalutare un avversario, principe Ramroch.»
Tuya trasalì. Quella voce risuonata all'improvviso
alle sue spalle, la mise in allarme.
«Non temere mia signora. Ne io né quel
giovane sprovveduto abbiamo intenzioni ostili.»
Tuya, sempre tenendo premuto il bastone
sulla gola dell'avversario, si volse lentamente e quel tanto che bastava per
tenere d'occhio la figura della nuova arrivata.
«Una scimmia?» esclamò dalla sorpresa.
Una bizzarra scimmia, che vestiva una tunica e un paio di braghe, un pettorale
di cuoio, che portava un bastone adatto alla lotta e di traverso su una spalla,
un arco e una faretra colma di frecce.
Possibile che fosse proprio sua la voce che
aveva sentito? La ragazza si guardò in giro scrutando attentamente intorno, ma il
primate si portò la mano destra sul cuore e chinando la testa in un cortese inchino,
disse «:Il mio nome è Ragghin, per servirti, mia signora!»
La ragazza la guardò stranita e per un
istante dimenticò il suo avversario, che ne approfittò per cercare di togliersi
dall’impaccio.
Tuya si rimise in guardia, ma proprio in
quel momento fece la sua comparsa uno dei falchi di Saikhan, che planò sul
posto appollaiandosi su un ramo e scrutando con occhi glaciali i due sconosciuti.
«Sembra che tu abbia una guardia del corpo
speciale, mia signora!»
Un urlo irruppe alle spalle della
scimmia: «Molto più di una guardia del corpo, stranieri! Un intero esercito!»
L’affermazione, scandita con tono
roboante, costrinse l’attenzione dei presenti nel punto di provenienza.
Una schiera di guerrieri era giunta in
silenzio e aveva circondato il luogo.
Gansuk avanzò verso la scimmia e la
scrutò da capo a piedi.
«Un primate che indossa pantaloni e
pettorale da guerra! In verità, di creature straordinarie ne ho conosciute
molte, ma tu superi i limiti di ogni immaginazione.
Ti ho sentita parlare e allora dimmi: chi
sei e da dove vieni?» domandò, ignorando del tutto il giovane tenuto sotto
stretto controllo da Tuya.
«Il mio nome è Ragghin, signora del
popolo delle scimmie e questo è il principe Ramroch…» Ragghin fece una pausa,
poi scandì, rimarcando con vigore le sue parole: «il custode del talismano di
Taishir!»
«Cosa?» Tuya sobbalzò e senza rendersene
conto spinse ancor di più la punta del bastone nella gola del suo prigioniero
provocandone una vibrante protesta: «Adesso basta!» urlò Ramroch afferrando brutalmente
il bastone con forza.
Lei resistette e d’istinto lasciò
partire un violento calcio negli stinchi del malcapitato avversario, che si piegò
in due dal dolore.
Ramroch prese un grosso respiro e poi
reagì, assestando a sua volta una manata, che lei però evitò, con una mossa fulminea,
piegandosi con la schiena all’indietro.
I due si fronteggiarono con sguardo di
fuoco, come due galletti pronti a darsele di santa ragione, ma prima Ragghin e
poi Gansuk s’intromisero tra i due contendenti.
«Smettetela!» esclamò il monaco guerriero.
«Smettetela entrambi! - rimarcò Ragghin-
Voi due dovreste essere alleati e non nemici!»
«Dimmi, perché dovrei allearmi con
questa giovane sfrontata?» domandò Ramroch, in modo altezzoso.
Ragghin rispose con pacatezza: «Perché
la profezia si è avverata e finalmente, dopo secoli, le due parti del talismano
di Taishir possono finalmente ricongiungersi.»
Tuya e Ramroch, palesemente sconcertati
e confusi, evitarono di guardarsi negli occhi. Era palese la loro vergogna ma,
si diressero comunque verso il campo senza rivolgersi più la parola.
Quella sera all’accampamento si fece
festa. I fuochi dei falò vennero ravvivati e, alla presenza di tutti i
guerrieri, Ragghin volle improvvisare una breve cerimonia.
La creatura pose i due portatori della gemma
uno di fronte all’altro, poi fattosi consegnare le due parti, le sollevò sotto
la luce delle stelle.
Il cuore delle due porzioni, azzurrine
naturalmente, si accese, poi le parti sembrarono attrarsi come due calamite fino
a unirsi, combaciando alla perfezione e infine a fondersi. In quel momento, un
urlo unanime di giubilo si levò nell’accampamento.
Nella confusione che seguì, nessuno si
accorse della commozione del celebrante.
Nemici per la pelle
Tuya e Ramroch si erano detestati sin
dal primo momento e quando potevano si evitavano. Nessuno dei due voleva
ammettere pubblicamente il valore, la bravura e la preparazione atletica dell’altro.
I due insegnanti avrebbero voluto che i
loro allievi si allenassero insieme, ma per la presunzione del primo e del troppo
orgoglio dell’altra, la prima prova era fallita dopo solo pochi minuti e, ancora
una volta, i due insegnanti erano dovuti intervenire per evitare che si
accapigliassero.
Ragghin aveva tentato di far ragionare il
suo giovane allievo senza riuscirvi. Lui aveva ostentato la massima indifferenza
verso la vestale e aveva poi pregato l'insegnante di non impicciarsi.
«Non insistere, Ragghin! Trovo quella
ragazza indisponente e presuntuosa. Si comporta sempre come fosse una spanna
più alta di me, anche se siamo alla pari come statura. Sembra che tutto il
gravame del mondo pesi sulle sue spalle e che gli altri non siano abbastanza
abili e idonei per aiutarla a sopportarne il peso. No! Preferisco allenarmi
lontano da lei.»
La scimmia lo aveva ripreso: «Non devi
esagerare nel giudicarla. Non la conosci abbastanza e non sai quale possa
essere il suo vissuto finora. Quella ragazza ha sofferto molto la perdita di
suo padre e della sua gente e quella ferita non si è ancora rimarginata. Dovresti
mostrare più comprensione nei suoi confronti.»
Ramroch si era inalberato: «Anche io
sono rimasto orfano da piccolo, ma non mi pare di essere così altezzoso come lo
è lei con me.»
Ragghin sospirò con rassegnazione. Conosceva
la testardaggine del suo allievo e in cuor suo coltivava la speranza che, una
volta impegnati nei combattimenti, i due avrebbero messo da parte ogni contrarietà
e iniziato a collaborare.
Da parte sua, Tuya era ben felice di non
averlo tra i piedi e di continuare i suoi addestramenti con Saikhan e Gansuk.
L'esercito si muoveva costantemente per
raggiungere i confini e opporre resistenza alle numerose truppe mongole, che
tentavano di entrare e occupare nuovi territori.
Dopo ogni spostamento e quando
l’accampamento era sistemato, la ragazza usciva a cavallo di Soffio Impetuoso e
in compagnia del falconiere e degli altri addestratori.
Un giorno le strade dei due giovani si
incrociarono e Tuya, riconoscendo da lontano il cavaliere che si avvicinava al galoppo,
si rabbuiò. Sospettava anche che l'incontro non fosse poi tanto fortuito,
considerato l'interesse che Ramroch aveva dimostrato verso la falconeria. Assisteva
da lontano alle esercitazioni e sempre con un’espressione estasiata sul volto.
Si intuiva che avrebbe voluto partecipare agli addestramenti.
«Anche quando cavalca è scomposto e
irruente!» mormorò a fior di labbra Tuya e il falconiere, che le era accanto,
sorrise: «Il giovane principe è molto impetuoso, ma questa non sempre è una
cattiva qualità» le rispose.
Tuya arrossì. Non avrebbe voluto esternare
al guerriero il suo pensiero.
Ramroch, che nel frattempo li aveva
raggiunti, frenò con troppa veemenza la corsa del suo destriero, provocando
allarme nei rapaci sostenuti dagli altri allievi falconieri. I falchi si
agitarono con un gran frullare di ali e di strida. Di conseguenza, anche Soffio
Impetuoso si innervosì, stronfiando e scalciando, ritto sulle zampe posteriori.
Tuya, che non se lo aspettava, si trovò
in difficoltà e dovette faticare un po’ per acquietare lo stallone. Quando la
calma fu ristabilita la ragazza colse un sorrisetto divertito, nell’antagonista,
che non apprezzò.
Fu Saikhan a prevenire l’ennesimo
diverbio: «Vuoi provare a lanciare un falco, principe Ramroch?»
«Non credo sia in grado di farlo, Saikhan!»
si intromise lei inviperita, dal trambusto che lui aveva provocato.
«Mia signora- obiettò il falconiere con
tono neutro- finché non proviamo non possiamo dirlo con certezza. Abbiamo molti
rapaci e quando avverranno gli scontri sul campo di battaglia, un falconiere in
più potrebbe farci comodo.»
Il guerriero smontò da cavallo e
allacciò un bracciale di riserva all’avambraccio del principe. «Permetti solo
qualche consiglio, principe Ramroch. Se davvero vuoi imparare a governare l’indole
selvatica di queste creature dovresti cercare di essere meno impulsivo e più
riflessivo. I falchi e le aquile sono in grado di percepire un’emozione
adrenalinica come la paura e a reagire di conseguenza. Per questo ti consiglio
spalle sempre dritte, braccio fermo e sguardo deciso, oltre, naturalmente, estrema
pacatezza nei gesti. I rapaci non amano i movimenti troppo bruschi.»
Ramroch annuì, poi tese il braccio fasciato
verso uno dei falchi, che attendevano ordini posato su un ramo. Il rapace piegò
la testa da un lato scrutando con curiosità il nuovo arrivato e Saikhan fece un
gesto. Il falco ubbidì, allargò le ali e planò sul braccio teso del cavaliere.
Per quanto fosse pronto, il giovane
barcollò vistosamente e si ritrovò il rostro adunco del rapace a pochi
centimetri dal suo naso. Per evitare la beccata Ramroch si scansò bruscamente
guadagnando così un altro tentativo di affondo.
In quei pochi secondi si scatenò un
parapiglia.
Spaventato dalla reazione dell’umano, il
rapace tentò in tutti i modi di beccarlo mentre, da parte sua, Ramroch, tentava
disperatamente di liberarsi dell’ingombrante e minaccioso volatile.
Fu Saikhan a riportare l’ordine liberando lui stesso il cavaliere dall’impiccio.
Tuya, che aveva trovato la scena
esilarante, non riuscì a trattenersi e si lasciò andare in una sonora risata.
«Se non sbaglio ti chiamano “Cavaliere
del Falco”, giusto?»
Il volto del giovane principe s’incupì e
divenne violaceo per la stizza. Ramroch aprì la bocca per obiettare e la sua
mano sfiorò il frustino, poi, desistette e tacque. Assestò una manata sonora alle
terga del suo destriero, che sobbalzò e lui con gli speroni, lo lanciò in una
folle ritirata.
Sotto lo sguardo accusatore del suo
maestro, Tuya riprese a lanciare in aria il suo falco.
Ramroch non si arrese e, dopo quel primo
tentativo, tornò ancora a prendere lezioni imponendosi la massima tranquillità.
Si sentiva in grado di farlo. In fin dei conti, Ragghin la Saggia, aveva
preteso che oltre allenare il fisico con la Sacra Lotta, lui allenasse la sua
mente con lunghi esercizi di meditazione.
Il cambiamento fu evidente e non sfuggì
di certo alla vestale.
Le lezioni proseguirono per giorni e
Ramroch acquisì presto la padronanza del suo braccio e il controllo sul suo
rapace e anche se le ostilità tra i due non finirono mai, Saikhan pretese una tregua
tra loro, perlomeno durante gli addestramenti.
Il giovane principe dimostrò dall’inizio
una grande attitudine alla dura disciplina e una propensione naturale verso gli
animali. Sembrava capire al volo le indicazioni dei falchi esploratori e
riusciva a impartire loro ordini secchi e precisi.
Ramroch si affezionò in modo particolare
a un’aquila a cui diede nome Shine, a causa delle penne della coda dalle
suggestive sfumature dorate, che si accendevano di riflessi con la luce del
sole. I due divennero inseparabili durante
gli addestramenti e Shine, rifiutando di allenarsi con un altro falconiere, fu
eletta, a pieno diritto, il rapace del principe.
Tuya li osservava, avendo cura di
nascondere il suo interesse e seguendo con un poco di stizza i progressi di
quello che, ormai, considerava il suo antagonista.
Finché arrivò il giorno delle prime scaramucce con i mongoli.
continua...
Racconto di Vivì pubblicato sul sito Scrivere
Immagini Pinterest
Sempre più interessante questa storia.
RispondiEliminaNon vedo l'ora di vedere come prosegue.
Ciao, ho letto i tre episodi, è una storia molto avvincente.
RispondiEliminaBuonanotte
Rakel
Ciao Vivi. Sono tornato a leggere i due episodi precedenti e ho trovato una storia affascinante e ricca di colpi di scena. I due protagonisti sono ben descritti e in alcune situazioni sono teneri e simpatici. Le loro baruffe fanno intendere che siano molto giovani inesperti e orgogliosi ma l'intera storia è avvincente e non vedo l'ora che pubblichi il finale. Ciao e a presto spero.
RispondiEliminaUn brano molto intenso, nella sua avvincente, e densa narrazione...
RispondiEliminaBuona giornata,carissima Vivì,silvia
le due gemme che si avvicinano e si attraggono, lui e lei che si tengono lontani e spigolosi nei comportamenti
RispondiEliminaSi dice da me due che si spregiano poi si attirano in sogni violenti di amore.
Pieno di significati attuali la storia. Grazie Vivì
Grazie a te Andrea.
EliminaBrava!Ti leggo volentieri!😘
RispondiEliminaConstruyes, dosificas y mantienes el interés y el suspenso sin perder la intensidad del relato para entretener y dejar pensando...
RispondiEliminaAbrazo agradecido, Vivi.
Sempre più interessante e coinvolgente a tratti molto divertente. Complimentissimi.
RispondiEliminaTi seguo sempre nella lettura
RispondiEliminaUn caro abbraccio
Giorgio
Bellissima favola,aspetto il seguito!
RispondiEliminaLove the quote:"never underestimate opponent."....
RispondiEliminaHave a nice weekend
Attendo la conclusione.
RispondiEliminaCiao fulvio
Beautiful story! I feel myself in cinema while watching fantastic movie. Grazie Vivi!
RispondiEliminaÈ sempre un piacere leggerti... un grande abbraccio
RispondiEliminahttps://nettaredimiele.blogspot.com
Cosa succede Vivi!
RispondiEliminaprima una cosa molto importante: mi affascina che tu
abbia ingrandito le lettere. Quindi si legge piu facilmente
(o almeno a mi me sembra cosi)
Secondo, sai gia che le tue storie sono meravigliose,
questo nuovo lavoro e epico e quindi siamo felicissimi
della sua aura magica.
Terzo, il tuo nuovo frontis e magnifico e impressionante.
Invio un grande abbraccio a tutta Genova e a te!
Cara Vivi, il tuo stile è molto originale. Non si leggono tante storie con eroine donne o fanciulle che vengono attaccate e aggredite. La dinamica dei rapporti che ci descrivi rispecchia molto la realtà e questo è un bene secondo me perché rende la storia molto più credibile.
RispondiEliminaPersonaggi ,costumi e ambiente mirabilmente descritti e illustrati.Sempre più affascinata dal racconto.Lu.
RispondiElimina