Fantasia

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La brama della scrittura arde come una fiamma in un cuor propenso. Vivì

La colomba della pace

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venerdì 12 dicembre 2025

La serpe bianca di Chiavenna



 


Siete mai stati a Chiavenna, un paese in provincia di Sondrio? No? Ebbene, io ci sono stata e nel passeggiare tra le vie ho notato che molti portoni in legno avevano il battacchio in ferro battuto e forgiato con la forma di una serpe. In quel momento ho iniziato a pormi delle domande a tal proposito e, interrogando i paesani sono venuta a conoscenza di un'antica leggenda che narra di una fastidiosa e devastante invasione di insetti, molto simile a una delle famose piaghe d'Egitto.

A quei tempi si viveva di pastorizia e agricoltura locale e per i poveri contadini l'invasione di mosche e moscerini fu una vera catastrofe. Enormi nugoli di insetti divorarono e distrussero la maggior parte dei raccolti seminando morte e devastazione tra i campi.

Inebetiti e incapaci di trovare una soluzione adeguata, i paesani si rivolsero a un mago che, preso atto della drammatica situazione, chiese loro se avessero mai visto una serpe bianca. Stupiti dalla bizzarra domanda gli abitanti negarono ma, senza dare alcuna spiegazione, il mago sparì per alcuni giorni. Fu allora che nel paese si iniziò a dubitare che il misterioso personaggio potesse aiutarli a risolvere il problema. Ma il mago ritornò al villaggio e domandò loro di allestire e accendere un grande falò su cui avrebbe operato il suo sortilegio. 

Nel momento in cui le fiamme divamparono il mago estrasse dalle tasche un oggetto magico e, chiudendo gli occhi mormorò una sommessa quanto arcana cantilena. Nessuno degli abitanti ne comprese le parole ma, all'improvviso, tra le fiamme si formò una sinuosa e candida figura incandescente. 

Il mago continuò a salmodiare la sua formula e la serpe iniziò ad attrarre tutti gli insetti che infestavano i dintorni divorandoli o causandone la distruzione tra le fiamme. Quando non rimase un solo insetto in circolazione, però, accadde che la serpe ingigantì talmente la sua mole in lunghezza, da riuscire a protendersi all'esterno del rogo. Gli spettatori inorridirono e per lo spavento riuscirono a ritrarsi in tempo. 

                        

Purtroppo non fu così per il mago rimasto del tutto basito dalla formidabile trasformazione e dal drammatico evolversi degli eventi. La serpe lo catturò, avviluppandolo tra le sue spire incandescenti e trascinandolo tra le fiamme quindi, tra mille crepitii e scintille le due arcane creature svanirono nel nulla. 

Quando le fiamme del rogo si spensero gli abitanti non trovarono macabri resti ma solo tizzoni fumanti e cenere.

Il mistero s'infittì e a tal proposito le congetture e le fantasiose ricostruzioni si moltiplicarono ma, da allora, la figura della serpe bianca fu interpretata come protettiva e messa a difesa delle dimore degli abitanti di Chiavenna.

                             


                

Leggenda dal web rielaborata da Vivì


domenica 16 novembre 2025

Dedalo e Icaro


La leggenda di Icaro è una storia fantastica nata dalla fervida fantasia di qualche antico cantore greco e giunta immutabile fino a noi attraverso il trascorrere dei secoli. 

La storia inizia con Minosse, il re della mitica città di Creta, che incarica Dedalo, famoso architetto, inventore e scultore, nonché padre di Icaro, di costruire un labirinto in cui imprigionare il minotauro, una mostruosa creatura per metà umana e per l'altra metà toro.               


Dedalo accetta l'incarico e l'intricato edificio viene realizzato in breve tempo. Appena pronto, il minotauro vi viene imprigionato ma, il re non ancora soddisfatto e consapevole della gravità del compito, incarica Teseo di entrare nel labirinto e di uccidere il mostro. Re Minosse sa bene i rischi ai quali va incontro Teseo e la sua è di certo una condanna a morte per l'eroe di Atene che, nel caso prevalesse in uno scontro con il minotauro, non riuscirebbe mai a trovare l'uscita dal mastodontico labirinto.


Ma il destino gioca un ruolo fondamentale in questa storia infatti, Arianna, la figlia di Minosse, innamorata del giovane ateniese decide di seguirlo e aiutarlo nell'impresa. Arianna, seguendo il consiglio di Dedalo, si munisce di un gomitolo e ne affida un capo all'innamorato tenendo l'altro per sé. Teseo affronta il mostro e lo uccide quindi, grazie al filo di Arianna ripercorre la strada che riconduce all'uscita. In seguito, i due innamorati fuggiranno da Creta e il re, venuto a conoscenza dei fatti, s'infuria e decide di punire Dedalo.

       

Il re ordina d'imprigionare Dedalo e il figlio Icaro nel labirinto, condannando entrambi a una fine atroce. La costruzione è tanto intricata e tortuosa che nemmeno il suo ideatore è in grado di trovare l'uscita. Dedalo studia un modo alternativo per fuggire e nota che il luogo in cui sorge l'edificio è sorvolato da stormi di uccelli. Essendo anche un bravo inventore escogita un piano e realizza, con le penne e le piume perse dai volatili e incollate con della cera, due paia di magnifiche ali. Prima di prendere il volo raccomanda al figlio di non salire troppo in alto e di rimanergli accanto.                                                              

Tutto preso dall'ebbrezza del volo, Icaro dimentica presto le raccomandazioni del padre e, attirato dallo splendore del sole, ascende sempre più in alto. Troppo tardi si accorge che il calore dei raggi solari causa lo scioglimento della cera con la conseguente perdita di penne e piume, ed è con orrore che Dedalo assiste alla caduta vertiginosa del figlio tra le onde del mare.

La misera fine di questa leggenda ci insegna che non bisogna mai aspirare a qualcosa situata troppo in alto e irrangiungibile, per non fallire rovinosamente i nostri intenti.



Antica leggenda greca rielaborata dall'autrice del blog

Immagini Pinterest

domenica 29 giugno 2025

La leggenda della strega “da muntagna”






La leggenda della strega del Vesuvio nasce da un drammatico avvenimento. Nel 1858 il vulcano esplose con una devastante eruzione, che provocò molti danni e molta paura e che durò per diverso tempo. Si narra che subito dopo la prima colata lavica, nei villaggi situati intorno al vulcano, iniziarono degli strani e inquietanti fenomeni. Durante la notte seguente all'eruzione, i contadini locali avvertirono urla strazianti di donna provenienti da qualche punto imprecisato e, la quiete che aveva caratterizzato fino allora quei luoghi, si dissolse come neve al sole.

L'inquietante fenomeno si verificò per alcune notti consecutive e inutilmente al sorgere dell'alba gli abitanti, armati fino ai denti e pronti a tutto, si misero alla ricerca della donna, causa delle forzate veglie notturne. Le ricerche continuarono per giorni ma risultarono infruttuose, tanto, che l'intera vicenda, passata di bocca in bocca, si ammantò di magia e di mistero.

Nei fantasiosi racconti iniziò a delinearsi la figura di una strega malefica prigioniera nel vulcano e i contadini, ossessionati e spaventati dai sinistri fenomeni, decisero di interpellare una famosa fattucchiera del luogo conosciuta come “ a vecchia e Mattavona”. La donna accettò l'incarico e recatosi sul posto iniziò a formulare vari incantesimi, che misero fine alle urla strazianti.

Si narra, però, di un lungo ed estenuante scontro tra le forze del male ultraterrene e quelle del bene ma che, alla fine, il vulcano si riaddormentò e le notti tornarono tranquille nei villaggi dei dintorni.


Leggenda dal web rielaborata da Vivì
Immagini Phoneky